mercoledì 29 gennaio 2020

Il Consorzio Intesa incontra la Vicesindaca e Assessora alle Politiche Sociali Giulia Ciafrei. Parliamo di inclusione sociale.


Il dibattito su quale termine sia meglio utilizzare, se ‘assessora‘ o ‘assessore‘, se ‘sindaca‘ o ‘sindaco‘, riflette la mutazione che la lingua italiana sta subendo: le nuove frontiere della comunicazione, i mutamenti sociali, influenzano il linguaggio colloquiale ed istituzionale. In una società in cui certi ruoli non sono più appannaggio solo degli uomini, la lingua deve sapersi riadattare. Ecco allora che, sdoganati, ‘assessora‘, ‘sindaca‘, ‘ministra‘, diventano più che mai legittimi. “In presenza di una potenziale alternativa tra forma allocutiva maschile considerata ambigenere, per tradizione, e forma allocutiva bipartita per genere, innovazione proposta, siamo di fronte a una scelta di propensione stilistica o ideologica personale”. Con Giulia Ciafrei, 39 anni, donna, abbracciamo la propensione ideologica personale. Giulia che, Vicesindaca e Assessora alle Politiche Sociali del Comune di Velletri, ricopre i suoi ruoli con naturalezza anche quando, raramente, constata con un po’ di rammarico che metodo e preparazione, declinati al femminile, suscitino ancora qualche piccola perplessità, cui risponde sempre con grande impegno durante il suo secondo incarico amministrativo.

Con l’Assessora Ciafrei parliamo di inclusione sociale. Le chiediamo la Sua accezione di inclusione sociale. “Il termine inclusione sociale è imprescindibile dall’idea di comunità. Quando penso all’inclusione, penso ad una comunità che vive insieme, in maniera solidale e con un’alta progettualità nel fare le cose in cui si diano a tutti le stesse possibilità. Una visione che, purtroppo, incontra ancora difficoltà nella sua realizzazione”, afferma l'Assessora.

Quali sono i valori cui si ispira questa Amministrazione riguardo l’inclusione sociale? “Sicuramente un’amministrazione accogliente, l’accoglienza è un valore fondamentale. Nondimeno l’imparzialità, la trasparenza, la partecipazione all’attività pubblica”, risponde Giulia con sicurezza.

Quanto è importante, abbiamo chiesto all’Assessora, elaborare e promuovere progetti a favore dei soggetti più deboli e a rischio di emarginazione sociale, attivare l’Amministrazione Comunale con organizzazioni del terzo settore, stendere progetti e iniziative al fine di rendere più forte il ruolo del volontariato e della solidarietà? Risponde l'Assessora: “È importantissimo. A tal fine, stiamo per istituire l’Albo del Terzo Settore, proprio per avere, come Amministrazione, contezza delle associazioni, rilevare i bisogni che le associazioni hanno sul nostro territorio per iniziare a lavorare sulla co-progettazione e per poter mettere i cittadini in condizione di saper chi e come opera sul territorio velletrano. Sta poi per ripartire, a proposito di inclusione, il progetto Experientia, che con un finanziamento regionale l’amministrazione porta avanti da tre anni. Il progetto è rivolto ai rifugiati, cui offriamo corsi di formazione per permetter loro di formarsi ed avere un futuro.  Il 28 gennaio, aperta “l’emergenza freddo”: per tre mesi avremo un punto di ricovero per i senza tetto , per far fronte alle situazioni di disagio.”


mercoledì 22 gennaio 2020

Andiam, andiam… Andiam a conoscere la scuola dell’infanzia!


Il progetto continuità dell’Asilo Nido Comunale “L’Ape Maia”.


Un progetto continuità ormai consolidato quello che ha coinvolto per il terzo anno consecutivo, mercoledì 22 gennaio, con la scuola dell’infanzia San Marco – Capoluogo -, l’asilo nido Comunale “L’Ape Maia”, gestito dal Consorzio intesa tramite la propria Consorziata Esecutrice. Stesso progetto, diverse modalità! Complice una radiosa giornata di sole terso, gli apini frequentanti l'ultimo anno del nostro asilo nido, hanno raggiunto a piedi, in fila e per mano con le proprie educatrici, con il prezioso contributo di una vigilessa per attraversare la strada, la scuola dell’infanzia San Marco – Capoluogo - . Dunque, non solo l’esperienza del progetto continuità ma anche un’esperienza di outdoor education! Un plauso ai nostri bimbi!


All’arrivo, gli apini sono stati accolti con un festone di benvenuto, un benvenuto che dai bambini della scuola dell’infanzia è stato anche intonato con una canzoncina a gran voce. Un benvenuto per dire agli apini grazie di essere arrivati, per aver scelto questa scuola tra tante, per dire che oggi è un bel giorno e insieme si fa festa. Per dire che si potevano fermare da loro, per dividere quel che c’è. Che quando è tempo partiranno e quando vorranno ritorneranno, se questo posto sarà piaciuto perché lì saranno sempre i benvenuti! Con queste intenzioni si è aperta un'autentica continuità verticale tra istituzioni educative per permettere ai bambini dell’asilo nido comunale “L’Ape Maia” di proseguire la propria storia personale senza passaggi traumatici e di affrontare con serenità un contesto scolastico diverso, promuovere forme di raccordo pedagogico-educativo tra le educatrici del nostro nido e le insegnanti della scuola dell’infanzia.

Dopo il primo momento di accoglienza disteso e rassicurante, per promuovere la conoscenza di nuovi spazi, adulti di riferimento e coetanei, gli apini si sono accomodati vicino ai bambini dell’età di tre anni. Le maestre hanno messo a disposizione dei giochi con le costruzioni.


A seguire gli apini sono stati coinvolti in un’attività grafico-pittorica dedicata dell’arancia, accompagnata dal canto della filastrocca dell’arancione che faceva così “Noi siamo il rosso ed il giallo, insieme facciamo un ballo e per combinazione… esce fuori l’arancione!”.  



Poi, ancora tutti insieme appassionatamente a cantare la canzone del buongiorno.


Infine, prima di far ritorno all’asilo sui propri piedini, i bambini dell’età di cinque anni hanno consegnato agli apini un uccellino, simbolo del passaggio dall’asilo nido alla scuola dell’infanzia e con l’augurio di spiccare il volo.




Un benvenuto nella matita per disegnare il vostro futuro, bambini!


Il progetto continuità tra l’Asilo Nido Comunale “Siamo piccoli ma cresceremo” e la Scuola dell’Infanzia Tecchiena dell’Istituto Comprensivo “Egnazio Danti”.


Il periodo del passaggio “nido – scuola dell’infanzia” rappresenta una fase delicata sia sul piano affettivo che sul piano degli apprendimenti, poiché si verifica l’uscita da una situazione calda e rassicurante ad una situazione caratterizzata più da aspetti scolastici ed istituzionali, maggior numero di bambini, nuovo sistema di regole, nuove insegnanti, nuove responsabilità. Tutto ciò comporta una nuova strutturazione sul piano dei sistemi relazionali ed emotivi. Da qui nasce l’esigenza di creare nuove esperienze in un percorso di continuità per creare condivisioni ed evitare disagi.

Creare un ponte significativo tra l’Asilo Nido Comunale “Siamo piccoli ma cresceremo” di Tecchiena, gestito dal Consorzio intesa tramite la propria Consorziata Esecutrice e la Scuola dell’Infanzia Tecchiena dell’Istituto Comprensivo “Egnazio Danti”, ha permesso di far luce sugli stili educativi, sulle relazioni e comunicazione, sulle occasioni di apprendimento, sugli spazi e i luoghi di accoglienza. In una situazione di continuità educativa preparata, organizzata tra insegnanti ed educatrici, partecipata anche dalle famiglie, che ha avuto luogo il 21 gennaio, si son facilitate ed anticipate le immagini del “come sarà”, il tragitto fra il già conosciuto e il nuovo, progettando un percorso che ha aiutato a comprendere il cambiamento, attraverso iniziative che nel loro insieme sono divenute un modo di prevedere, di fare esperienze di esplorazione e scoperta, in tempi, modi e spazi differenti.


Accolti dalla Referente per la continuità della Scuola dell’Infanzia, in momenti di incontro e di scambio tra i più piccoli e più grandi, sono stati previsti vari momenti presso la Scuola dell’Infanzia Tecchiena dell’Istituto Comprensivo “Egnazio Danti”, in cui visitare la struttura, condividere momenti ludici nelle sezioni, cantare una canzoncina sull’inverno preparata per accogliere i piccoli ospiti, lo svolgimento tutti insieme di un’attività pittorica con gli acquerelli. Per finire, un momento di festa, con la consegna di un  piccolo gadget ai nostri piccoli, ossia una matita con il simbolo del benvenuto per scrivere il loro futuro e restituzione alle famiglie tutti insieme.




martedì 14 gennaio 2020

Di cosa parliamo quando parliamo di inclusione sociale.


L’inclusione sociale ha l’obiettivo di eliminare qualunque forma di discriminazione all’interno di una società, ma sempre nel rispetto della diversità. Negli ultimi trent’anni, chi si è trovato ad operare all’interno del mondo della disabilità ha assistito al cambio di diverse “parole d’ordine”: dall’inserimento, all’integrazione, all’inclusione. Solo un esame attento del concetto che l’inclusione rappresenta ha permesso di cogliere le potenzialità e la forza di questo cambio di prospettiva: essa riguarda tutte le persone e la condizione umana, la quale a sua volta può presentare difficoltà di vita e situazioni di disabilità.

Il concetto di inclusione conduce al riconoscimento di un diritto come forma di contrasto al suo opposto: l’esclusione. Percorrere le strade dell’inclusione sociale significa porre la questione della disabilità nella dimensione sociale del diritto di cittadinanza, perché riguarda tutti coloro che partecipano alla vita sociale all’interno di un determinato contesto: includere vuol dire offrire l’opportunità di essere cittadini a tutti gli effetti.

Il fine è promuovere condizioni di vita dignitose e un sistema di relazioni soddisfacenti nei riguardi di persone che presentano difficoltà nella propria autonomia personale e sociale, in modo che esse possano sentirsi parte di comunità e di contesti  relazionali dove poter agire, scegliere e vedere riconosciuto il proprio ruolo e la propria identità. Promuovere l’inclusione significa quindi lavorare per far sì che ogni persona, indipendentemente dalla propria condizione, non subisca trattamenti differenti e degradanti, non viva o lavori in luoghi separati ma abbia le medesime opportunità di partecipazione e coinvolgimento nelle scelte che la riguardano. Significa agire nei confronti della società e dei territori per renderli inclusivi, cioè capaci di dare concretezza - modificandosi quando è necessario - al diritto di cittadinanza di tutte le persone, indipendentemente dalla loro condizione. Agire sulla società e fare azione nel territorio implica la necessità di ampliare l’attenzione dalla dimensione dell’individuo a quella dei sistemi relazionali in cui ogni individuo è immerso. È una sorta di rovesciamento di esempio: curare il territorio per curare le persone, andando oltre l’erogazione dei servizi alla persona. È ciò che permette il passaggio da una visione di risposta parcellizzata del problema ad una visione progettuale e di lungo termine, ossia il progetto di vita: impegnarsi per promuovere e radicare nuove esperienze di solidarietà sociale; elaborare, promuovere e gestire progetti a favore delle fasce più deboli e di soggetti a rischio di emarginazione sociale; attivare, in collaborazione con organizzazioni del terzo settore, progetti ed iniziative comuni al fine di rendere più forte il ruolo del volontariato e della solidarietà.