Alzheimer e demenze vascolari
rappresentano circa due terzi di tutte le malattie da demenza, una condizione
caratterizzata dal danneggiamento e dalla compromissione delle funzioni e delle
facoltà cerebrali. Tali disturbi interessano la memoria e le altre funzioni
cognitive (linguaggio, azioni quotidiane) e sono solitamente provocati da un
danneggiamento dei tessuti cerebrali. La causa all’origine dell’Alzheimer
sembrerebbe legata all’alterazione del metabolismo di una proteina. La malattia
di Alzheimer è cronica e progressiva. Ad oggi non esiste ancora una terapia per
prevenire o guarire da questa patologia. I farmaci attualmente disponibili sono
tuttavia in grado di migliorarne i sintomi e rallentarne temporaneamente la
progressione. La malattia di Alzheimer rappresenta la forma più comune di
demenza.
L’Alzheimer è un cammino che
percorre e che riguarda un esercito di persone che si trovano ad assistere al
declino dei loro cari o pazienti in strutture dedicate, con la mente annientata
dalla malattia. Spesso solo chi accompagna il progressivo straniamento di un
malato di Alzheimer può capire il disagio esistenziale e la sofferenza di chi
condivide, impotente, la discesa irreversibile di qualcuno che ama o accudisce.
Non è solo il dolore, ma il complesso insieme di sentimenti ed emozioni, spesso
contraddittori, che abitano la mente e il cuore dei compagni di vita dei malati
di Alzheimer: il loro disorientamento, la loro solitudine, la disperazione dell'impotenza.
Negli ultimi anni è emersa l’opportunità di adottare un approccio integrato
alla demenza di Alzheimer. Questa modalità, detta Gestione Integrata, consiste
nella presa in carico del paziente e della sua famiglia da parte di un clinico
esperto e/o di un centro esperto. La presa in carico prevede l’inserimento del
paziente in un percorso clinico-assistenziale dove, a seconda delle fasi della
malattia, il clinico o il centro esperto definiscono, in accordo con gli
interessati, l’intervento più appropriato. Nella Gestione Integrata il paziente
e i suoi cari rappresentano il centro di una rete di cui fanno parte i servizi
specialistici ambulatoriali, i Centri Diurni, i servizi di assistenza
domiciliare, le Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA), le Lungodegenze,
l’Ospedale.
Chi è colpito dall'Alzheimer non
può guarire con i farmaci e l'aspetta, inevitabilmente, la completa perdita di
se stesso. Un’irreversibilità che ciascuno affronta con tempi e modi diversi ma
sempre drammatici. L’irreversibilità determina la condanna a non guarire. È il
momento più drammatico per chi assiste il malato che deve accettare la diagnosi
per garantire a chi è caro una qualità della vita, per quanto possibile. Perduta
la capacità cognitiva, è sull'emotività, sulla riserva di emozioni e sentimenti
accumulati in tutta una vita, che si deve puntare. Curare diventa
"prendersi cura", sia negli atti pratici quotidiani - lavare,
vestire, imboccare - sia nella reinvenzione di un dialogo. Si è costretti a riconfigurare tutti gli
aspetti della vita comune. Nella reciprocità, il malato resta parte attiva nel
rapporto. E' ancora capace di esprimersi, malgrado la malattia. Interagire con
cura ed amore per restituire alla persona malata la sua dignità è l’impegno, perché l’essenza
della persona resta ed è a quella a cui ci si aggrappa.
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