L’inclusione sociale ha
l’obiettivo di eliminare qualunque forma di discriminazione all’interno di una
società, ma sempre nel rispetto della diversità. Negli ultimi trent’anni, chi
si è trovato ad operare all’interno del mondo della disabilità ha assistito al
cambio di diverse “parole d’ordine”: dall’inserimento, all’integrazione,
all’inclusione. Solo un esame attento del concetto che l’inclusione rappresenta
ha permesso di cogliere le potenzialità e la forza di questo cambio di
prospettiva: essa riguarda tutte le persone e la condizione umana, la quale a
sua volta può presentare difficoltà di vita e situazioni di disabilità.
Il concetto di inclusione conduce
al riconoscimento di un diritto come forma di contrasto al suo opposto:
l’esclusione. Percorrere le strade dell’inclusione sociale significa porre la
questione della disabilità nella dimensione sociale del diritto di
cittadinanza, perché riguarda tutti coloro che partecipano alla vita sociale all’interno
di un determinato contesto: includere vuol dire offrire l’opportunità di essere
cittadini a tutti gli effetti.
Il fine è promuovere condizioni
di vita dignitose e un sistema di relazioni soddisfacenti nei riguardi di
persone che presentano difficoltà nella propria autonomia personale e sociale,
in modo che esse possano sentirsi parte di comunità e di contesti relazionali dove poter agire, scegliere e
vedere riconosciuto il proprio ruolo e la propria identità. Promuovere
l’inclusione significa quindi lavorare per far sì che ogni persona,
indipendentemente dalla propria condizione, non subisca trattamenti differenti
e degradanti, non viva o lavori in luoghi separati ma abbia le medesime
opportunità di partecipazione e coinvolgimento nelle scelte che la riguardano.
Significa agire nei confronti della società e dei territori per renderli
inclusivi, cioè capaci di dare concretezza - modificandosi quando è necessario
- al diritto di cittadinanza di tutte le persone, indipendentemente dalla loro
condizione. Agire sulla società e fare azione nel territorio implica la
necessità di ampliare l’attenzione dalla dimensione dell’individuo a quella dei
sistemi relazionali in cui ogni individuo è immerso. È una sorta di rovesciamento
di esempio: curare il territorio per curare le persone, andando oltre
l’erogazione dei servizi alla persona. È ciò che permette il passaggio da una
visione di risposta parcellizzata del problema ad una visione progettuale e di
lungo termine, ossia il progetto di vita: impegnarsi per promuovere e radicare
nuove esperienze di solidarietà sociale; elaborare, promuovere e gestire
progetti a favore delle fasce più deboli e di soggetti a rischio di
emarginazione sociale; attivare, in collaborazione con organizzazioni del terzo
settore, progetti ed iniziative comuni al fine di rendere più forte il ruolo
del volontariato e della solidarietà.
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