venerdì 31 luglio 2020

A portare l’allegria in fattoria! Così, gli utenti del Centro Diurno per Disabili di Velletri si ritrovano dopo il lockdown.


Mercoledì 29 luglio. Una data da ricordare per i ragazzi del Centro Diurno per Disabili di Velletri gestito dal Consorzio Intesa tramite la Consorziata esecutrice che, dopo il lockdown, finalmente si sono incontrati per la prima volta. Non si è mai abbastanza lontani per ritrovarsi. I nostri amici lo sanno, lo hanno imparato al Centro. Ci hanno creduto quando erano distanti fisicamente e lo hanno appurato con tutta la letizia di cui sono capaci niente di meno che… in fattoria, presso l’agriturismo – fattoria didattica “Colle dell’Acero”.  Una gita in sicurezza, alla presenza dello staff operativo del Centro, ma spensierata ed istruttiva. Per dare valore alle cose semplici, in un ambiente sereno e verdeggiante, ad un ritmo lento dal sapore bellissimo: quello del ritorno alla vita quasi normale. Arrivo alle ore 10:00, una frugale merenda per rinfrescarsi e fare il pieno di energie e poi via, a stabilire un contatto vero con gli animali da cortile, la natura e il mondo agricolo. I loro occhi curiosi hanno osservato le papere, le caprette. Sapendo cosa fare delle loro mani, le hanno trasformate in carezze per gli asinelli ed i pony. Le loro labbra si sono curvate in enormi sorrisi. La forza dell'agriturismo ha travolto i nostri utenti. Entusiasti, si sono ritrovati a consumare insieme il pranzo, presso l’area picnic. Il picnic. Il pasto all’aperto ha assunto una funzione sociale e ludica importantissima. Troppo tempo che non si pranzava insieme. Quante cose da raccontarsi. Poi un gelato, per concludere in dolcezza la calda giornata estiva, il conforto che ripaga d'ogni “torto”, anche quello di dover essere stati lontani. Per poter stare, oggi, vicini.

Alle 14:30, partenza verso casa. Felici di aver celebrato la quiete rurale, ricchi di un’esperienza che ha suscitato nuove emozioni, “con il rispetto acquisito per il valore del burro e delle uova”.








giovedì 30 luglio 2020

“Mi piace fare le letture con i bambini. Non conoscono artifici, percepiscono e ti restituiscono l’entusiasmo”. Il Consorzio Intesa incontra Annalisa Proietto, bibliotecaria della Biblioteca Comunale “Danilo Testa” di Serrone.


Il Consorzio Intesa incontra Annalisa Proietto, bibliotecaria della Biblioteca Comunale “Danilo Testa” di Serrone, facente parte del Sistema Bibliotecario e Documentario della Valle del Sacco.  Annalisa ha seguito il progetto di crescita della Biblioteca, punto essenziale dell’Amministrazione Comunale di Serrone che concorre alla promozione e all’organizzazione di iniziative culturali, inaugurata il 26 ottobre 2012, data dalla quale si è registrata una crescita a livello di utenza, di prestiti ma soprattutto di laboratori con i bambini. Strutturata in due sezioni, la sezione adulti e la sezione ragazzi, la Biblioteca dispone di un patrimonio di diecimilaseicentoquarantotto libri tutti a scaffale aperto, collocati secondo la classificazione Dewey.
Con Annalisa entriamo nel merito della sezione ragazzi, strutturata in pre-scolare da 0 mesi a 5 anni con una scaffalatura, tavoli e sedie a misura di bambino.  Poi ci sono le fasce 6-10 e 11-14 anni, messe a scaffale. “I libri della sezione ragazzi si contraddistinguono, oltre all’etichetta con i numeri sul dorso dei libri, per dei pallini colorati corrispondenti alle fasce di età, al fine di creare un maggior rapporto tra la biblioteca ed il bambino”, ci spiega Annalisa. Ha instaurato un bel rapporto Annalisa con i piccoli affezionati frequentatori della Biblioteca. Gioviale, ci confida “Io dico sempre al bambino che è preferibile scegliere il pallino che comprenda la sua fascia di età ma nulla vieta che si debba sentire libero di fare ciò che ritiene più opportuno. Lo preparo dicendo che la difficoltà potrebbe essere quella di trovare argomenti impegnativi per l’età o dei termini sconosciuti e che questo può rallentare la lettura e rendergliela noiosa. Poi torna e ci confidiamo e confrontiamo!”. Tanti i laboratori realizzati dalla Biblioteca per i bambini, facendo degli incontri periodici, leggendo delle storie e facendo dei lavoretti. E poi il piano con le scuole. “Fino alla comparsa del Coronavirus, numerosi sono stati i laboratori con i bambini della sezione primavera, della scuola dell’infanzia e della scuola primaria dell’Istituto Comprensivo di Serrone.  Prima dell’anno scolastico ci si confronta con le maestre sulle letture da fare durante i laboratori. Si procede per step: con la classe in cui nell’anno precedente iniziamo con il prestito e la restituzione del libro, l’anno successivo iniziamo un laboratorio”, continua Annalisa. Agevolazioni, prestito intersistemico all’interno del Circuito del Sistema Bibliotecario e Documentario della Valle del Sacco, prestito all’utente a titolo gratuito supportato con il pagamento di una quota annuale da parte del Comune di Serrone, sono gli altri punti di forza della Biblioteca.
Domandiamo ad Annalisa del servizio bibliotecario durante il lockdown. “La biblioteca è stata chiusa ed ha riaperto i battenti il 2 di luglio”, ci informa. E seguita, “Durante il lockdown ho fatto delle letture per i bambini coordinandomi con altre colleghe dell’AIB, Associazione Italiana Biblioteche, condivise sulle piattaforme social solo per i titoli per cui gli autori hanno espresso il consenso all’AIB e solo per quel frangente temporale.  Per quanto riguarda gli adulti, come Sistema Bibliotecario e Documentario della Valle del Sacco abbiamo comunicato agli utenti che era possibile scaricare degli ebook gratuiti o dei pdf”.

Chiediamo ad Annalisa un invito a grandi e piccini sul perché dedicarsi alla lettura e scegliere la biblioteca. “Risponderò con una frase che uso spesso: secondo me il libro è il miglior amico che abbiamo perché è sempre lì pronto ad aspettarci, rimane fermo fino a che non siamo noi che decidiamo di viaggiare con lui e scoprire nuovi mondi. Perché la biblioteca? È un’opportunità per un Comune, è una ricchezza. Ad esempio, alle classi dei bambini della scuola primaria abbiamo messo a disposizione la Biblioteca per fare i compiti. Quindi, un modo diverso di vivere la biblioteca, non solo inteso come luogo di prestito e di restituzione ma come momento di confronto, di piacere, di aiuto, di scambio, di socialità diversa.”

martedì 28 luglio 2020

La lettura: un’armonia di parole che esorcizza le paure, rafforzando la positività.


Un libro è un piccolo tesoro che si può custodire in tasca. Di solito il buon lettore rinvia alle vacanze, che sono alle porte, le letture che gli premono, pregustando il viaggio che si intraprende tra le righe dei capitoli. L’emergenza Coronavirus ed il conseguente lockdown hanno però mutato molti intenti e creato un’occasione per anticipare e rianimare i buoni propositi e farli rivivere nel periodo della quarantena, come quello di dedicarsi alla lettura. Che si appartenga alla categoria dei lettori tradizionali amanti degli scarabocchi sulle pagine, del profumo di carta, una cartolina come segnalibro, orecchiette sulle pagine, o piuttosto alla categoria dei lettori 2.0 con tanto di e-book, che si sia o meno degli habitué di biblioteche, librerie, bancarelle, la lettura è stata in questo frangente una panacea alla solitudine, all’isolamento. I libri hanno fatto compagnia, alleviato le preoccupazioni, destato la sfera dei sentimenti, permesso di coltivare l'empatia e la comunicazione interpersonale anche a distanza. Mentre l'editoria, durante il lockdown, ha quasi rischiato un tracollo, le iniziative letterarie si sono moltiplicate mantenendo viva la cultura del libro e gli animi delle persone. Numerose sono state le iniziative riguardanti gli audiolibri come “Ad Alta voce”, su Raiplay, dove sono stati riprodotti classici d'autore. I Gruppi di lettura si sono trasferiti sulle varie piattaforme facendo il boom di partecipanti, tra lettori accaniti e new entry.

Leggere stimola i processi cognitivi e non vi è dubbio alcuno che nel periodo di emergenza sanitaria e sociale abbia avuto un’azione profondamente terapeutica e ricreativa. Sovente non si resta affascinati da un autore perché rappresenta un’idea, una poetica o un capitolo di storia letteraria. Quando un libro ci piace, si ha piuttosto la sensazione di aver incontrato una personalità che ci è familiare. Ed è qui che il libro compie la sua magia, attiva la sua carica esplosiva. Una bomba che scoppia, nel cuore del lettore, risultando in grado di elaborare il frullato delle nostre emozioni. Sollevandoci, magari.


martedì 30 giugno 2020

Il Consorzio Intesa incontra la Dott.ssa Federica De Santis, Responsabile dell’Area Sociale dell’AIPES e del Consorzio dei Comuni del Cassinate. Con lei parliamo del fenomeno della violenza sulle donne.


“No, mio marito non mi picchia, mi ha dato solo uno schiaffo. Però in effetti la pasta non era cotta bene”. È una delle tante asserzioni delle donne con cui vengono a contatto gli operatori e le operatrici dei Servizi Sociali dell’AIPES-Consorzio per i Servizi alla Persona. A raccontarcelo è la Dott.ssa Federica De Santis, Psicologa Clinica formata in Psicoterapia Relazionale e Familiare, Responsabile dell’Area Sociale dell’AIPES-Consorzio per i Servizi alla Persona e del Consorzio dei Comuni del Cassinate. Ce lo dice, intervistata, a proposito del fenomeno della violenza sulle donne.  “Rappresentando all’interno dei piccoli Comuni del nostro territorio uno sportello sociale che esiste da 20 anni, all’AIPES abbiamo una visione abbastanza globale di quelle che sono le vicessitudini”, afferma la Dott.ssa De Santis. Il primissimo contatto è fondamentale. “C’è una enorme difficoltà, probabilmente anche culturale, a far emergere questo tipo di problematiche. Spesso chi chiede aiuto non è la donna, la maggior parte delle volte è solo nel momento in cui si avvia un rapporto di tipo psicologico o sociale con l’utente che si acquisiscono determinate situazioni e si capisce ed intuisce che la persona è vittima di un carnefice che la condiziona, la fa sentire incapace, le impedisce di fare delle cose”, ci spiega la Dott.ssa De Santis. “Ed il lavoro più difficile dell’operatore comincia in quel momento e consiste nel far capire alla donna che quel tipo di relazione non è la normalità. Si tende sempre a giustificare l’altro. Tale giustificazione è sostanzialmente caratteristica del rapporto vittima-carnefice ed è l’aspetto più difficilmente sradicabile”, continua la Dott.ssa De Santis. Ed aggiunge, “Sono sicuramente una minoranza le donne vittime di violenza psicologica o di maltrattamenti in famiglia che ci chiedono un aiuto diretto. Complici la paura, la dipendenza economica”.  “È capitato nel corso degli anni di essere chiamata anche da donne che hanno subito violenza sessuale, fisica. Quello che più mi ha colpito di queste situazioni è stato il dubbio della vittima di denunciare o meno”, ci confida la Dott.ssa De Santis. Serve del tempo ed una strategia efficace per portare in salvo chi è stata violata. I Servizi Sociali dell’AIPES lo fanno sfruttando la padronanza del territorio, facendo rete, lavorando in forte simbiosi con le associazioni della consulta distrettuale che si occupano di queste tematiche, quale ad esempio l’Associazione “SOS Donna”, ma anche con le forze dell’ordine. I dettagli e i tratti importanti di certe storie riescono a finire, così, a volte, in schede. In quei documenti dolori e tumidezze prendono forma. Insieme alle generalità del maltrattante, quelle della donna. E, a volte, del minore, vittima a sua volta di violenza assistita. Un lavoro prezioso.  “Chiaramente nel momento in cui si porta una donna alla denuncia o a riconoscere i segni di una violenza subita, si inizia un percorso complesso che implica l’uscita di casa, spesso l’incomprensione del nucleo familiare e dei parenti. Si attivano protocolli di emergenza, avviene una collocazione delle vittime in strutture idonee, le si aiuta a regolamentare l’affidamento dei figli, si accompagnano in un percorso di autonomizzazione con un sostegno forte e costante affinché le vittime non tornino indietro”, sottolinea la Dott.ssa De Santis.

Abbiamo chiesto alla Dott.ssa De Santis di fare un appello alle donne. “Ecco, io le invito ad avere amore e rispetto per se stesse. Io dico sempre: amore non è violenza verbale, fisica, psicologica. Amore è rispetto. Io direi loro di pretendere rispetto. Se non c’è rispetto non c’è amore”, ci ha detto.

martedì 23 giugno 2020

Alla “Casa dei Lillà” il sole, giallo come i loro biscotti al limone, non bussa. Entra prepotentemente dalle persiane, come le emozioni forti, che non bussano mai.


Alla “Casa dei Lillà”, gestita dal Consorzio Intesa tramite la Consorziata esecutrice, il sole, giallo come i loro biscotti al limone, non bussa. Entra prepotentemente dalle persiane, come le emozioni forti, che non bussano mai. Ed è entrato puntualmente anche nei giorni del lockdown. I giovani adulti con disabilità intellettiva e relazionale grave ospiti della casa famiglia strutturata attraverso le misure regionali del “Dopo di Noi” sono avvezzi a non domandarsi sempre “perché”. Sono abituati, piuttosto, a vedere le problematiche come opportunità. Occasioni che si presentano. Così, con tutte le energie positive di cui sono capaci, insieme allo staff operativo, che ha affrontato il proprio lavoro con la stessa passione e motivazione di sempre, hanno semplicemente continuato a fare famiglia. All’interno dell’ampio perimetro della casa. Certo, uscire di casa, tornare a casa: sono due gesti quotidiani in apparenza banali ma che hanno un formidabile senso simbolico. È mancato e manca ai ragazzi non ricevere le visite dei familiari, uscire anche per recarsi nei Centri Diurni. Hanno supplito, e continuano a supplire, però, in tal senso, le videochiamate con gli affetti, le lezioni - incontri in videoconferenza con i Centri Diurni per Disabili di Cisterna e di Cori e con l’Agenzia formativa della Provincia di Latina “Latina Formazione Lavoro”.  Dai laboratori improvvisati sulla base dell’esigenze del momento, e dai progetti che hanno proseguito a distanza con la novità dell’uso della tecnologia da parte dei ragazzi, fino al proseguo delle normali attività e degli interventi attuati, c’è stato e c’è un gran da fare in casa. Il tutto, ovviamente nel rispetto della normativa vigente in materia di sicurezza.

La bella notizia della fine del lockdown è stata tuttavia per i ragazzi un auspicio a ricominciare, a partire alla riscossa, accettando e assecondando il cambiamento. In quale direzione? Quella che scelgono insieme ogni giorno. Li vediamo ritratti nella photo gallery, in dei fermi immagine di questi giorni, intenti nel realizzare insieme all’educatrice in un laboratorio culinario dei biscotti al limone. Li farciscono con parole, promesse, racconti, sogni, fantasia, risa. E limone, ovviamente. Una poesia per fine pasto, con il giallo di un albero dei limoni a ribadire la luce.






giovedì 18 giugno 2020

Nessuna si salva da sola.


L'emergenza Covid-19 e il conseguente lockdown hanno fatto registrare un boom di episodi di violenza sulle donne.


La violenza contro le donne è socialmente trasversale e si declina in maltrattamenti e violenze fisiche o psicologiche. Un fenomeno antico e purtroppo sempre attuale. Ce lo dimostrano i dati forniti dall’Istat, secondo i quali durante i mesi di lockdown le telefonate ai numeri antiviolenza sono aumentate del 73% rispetto allo stesso periodo del 2019. I dati sono stati raccolti dall’Istat in uno studio sulla ‘Violenza di genere ai tempi del Covid’ prendendo in esame le chiamate al numero antiviolenza 1522, in tutto 5.031. La crescita più importante si è registrata in Toscana e nel Lazio. Negli anni sono state create molte attività a contrasto della violenza di genere, che si è scelto di affrontare attraverso azioni di prevenzione e sensibilizzazione, azioni di rete che coinvolgono diversi attori dei territori come le aziende sanitarie, i Comuni, le forze dell’ordine, le associazioni e i centri antiviolenza. Ma non è bastato.

Il timore è emerso sin dall’inizio delle misure restrittive e le apprensioni sono state confermate. Si presumeva che per le donne maltrattate in famiglia la quarantena avrebbe coinciso con un aumento delle violenze a causa dell’isolamento, la convivenza forzata e l’instabilità socio-economica, tutti fattori che in questo periodo di emergenza Coronavirus hanno reso le donne più esposte alla violenza domestica.  E così è stato. La seconda fase dell’emergenza, con la libera circolazione, non ha migliorato la situazione. A seguito della crisi ci sono state pesanti ripercussioni anche lavorativo-economiche sulle donne, ed una donna che perde il lavoro, vive precarietà ed incertezze economiche maggiori, è più fragile e danneggiabile. Ne consegue una ulteriore dipendenza relazionale che non aiuta nell’assumere scelte di autonomia e di uscita dalla dimensione del controllo.

Un motivo per riflettere ed auspicare di portare equilibrio, benessere e giustizia là dove si vivono storie di degrado con un’autentica e fattiva solidarietà con tutto il mondo femminile per contrastare la piaga universale della violenza di genere.

giovedì 11 giugno 2020

A “Casa Argentina Altobelli” le emozioni si squadernano tutte.



A “Casa Argentina Altobelli” sita nel Municipio V - Roma Capitale, gestita dal Consorzio Intesa tramite la Consorziata esecutrice, le emozioni si squadernano tutte, anche ai tempi del Coronavirus. Se la vita ha posto ai ragazzi ospiti le basi sulla sabbia, loro nella sabbia ci si sono infilati come ombrelloni in giorni turbinosi. Soprattutto in questo periodo storico in cui hanno dovuto misurarsi con tutte le difficoltà che l’emergenza Coronavirus ha comportato. Ricordiamo che in struttura l’obiettivo generale dell’intervento, a cura di educatori professionali e assistente sociale, è il perseguimento dell’autonomia personale, lavorativa ed abitativa dei giovani adulti verso il definitivo svincolo dal circuito assistenziale. Così, se l’autonomia lavorativa è l’aspetto che ha risentito maggiormente, la strategia di intervento ha trovato il proprio essere nella dimensione familiare della casa, nelle occasioni che essa presenta.

In questa dimensione i nostri ospiti hanno potuto consolidare i rapporti con i compagni e trovare la fiducia nei propri mezzi per cercare la maturazione socio-affettiva anche in un frangente così complesso. Nonostante tutto. Mentre qualcuno di loro torna dal lavoro mai perso, qualcuno lo cerca nella routine della casa che non è mai scandita da appuntamenti banali, che assumono un’importanza straordinaria. Hanno imparato a menadito il giro del sole in ogni stanza dell’appartamento i ragazzi, e intanto organizzano le loro giornate. Tra attività sportiva, una partita alla PlayStation, una pacca sulla spalla, un piatto di pasta al pomodoro che mette tutti d’accordo, vivono con grande dignità. La compattezza, la benevolenza, la speranza, la solidarietà sono i loro antidoti per questo virus che sembra rallentare.