martedì 29 gennaio 2019

“Where is the cat?”. Sapreste rispondere? I bambini dell’Asilo Nido “Trilly” di Broccostella, sì. “The cat is on the table!!!”. Glielo Hanno insegnato i loro amici “Hocus e Lotus”.





La vita ci prende fin da piccoli, appena nati, e ci semina dentro un'immagine, o un odore, o un suono che poi non ci togliamo più. Lo scopriamo dopo, quando, a volte, per alcune cose, “è troppo tardi”, si dice. Ma non è mai troppo tardi, come non è mai troppo presto per iniziare un percorso o imparare qualcosa. 








Nei primissimi mesi di vita, i bambini sono in grado di apprendere un nuovo linguaggio e di assimilare un’ottima pronuncia senza fatica. La capacità di apprendere facilmente e memorizzare è uno dei motivi fondamentali che ha spinto i neuroscienziati e pedagogisti a sottolineare l’importanza dell’introduzione della lingua inglese in età precoce. Dai due ai quattro anni tutti i bambini sono dei potenziali poliglotti, dal momento che il loro cervello è in grado di costruire e fissare le strutture di base del linguaggio e di varie lingue, assimilare e riprodurre suoni che porteranno alla trasformazione dell’apparato fonatorio, acquisire lessico e conservarlo grazie alla formazione continua di connessioni neuronali e allo sviluppo del pensiero logico.





Così, L’Asilo Comunale “Trilly” di Broccostella, da quest’anno, ospita un corso, frutto di 20 anni di ricerca universitaria, che permette l’apprendimento della nuova lingua a partire da un anno di età e lo fa con il modello del format narrativo (modello psicolinguistico), sviluppato all’Università La Sapienza di Roma, “Le avventure di “Hocus & Lotus”, le avventure di due simpatici dinosauri. Tale format narrativo permette a questi ambiziosi e bravi bambini di ripercorrere le tappe di acquisizione della lingua madre, attraverso un metodo che offre un’esposizione continua alla nuova lingua. 



L’approccio è incentrato sulla musicalità della lingua, poiché i bimbi non sanno leggere ma apprendono attraverso l’ascolto o le immagini, così si privilegiano le filastrocche, le canzoni, i cartoni animati. In poche parole, qui s’impara giocando, attraverso attività di gruppo e giochi di ruolo, e l’inglese è vissuto come un mezzo, non come il fine. L’Asilo Nido entra  in tal modo in un mondo di fantasia, dove vivono le fantastiche avventure dei due personaggi  “Hocus e Lotus”, coinvolgendolo in una full immersion che risulta divertente e altamente motivante.


sabato 26 gennaio 2019

Il 29 gennaio avrà luogo a Ponza il seminario “GAME OVER: quando il gioco diventa patologico. Ludopatia e nuove dipendenze”, promosso dal Consorzio Intesa, con il patrocinio della Regione Lazio e il Comune di Ponza.



Il 29 gennaio, presso la Sala Consiliare di Via Parata, Ponza, dalle ore 9:00 alle ore 12:30, avrà luogo il seminario “GAME OVER: quando il gioco diventa patologico. Ludopatia e nuove dipendenze”, promosso dal Consorzio Intesa, con il patrocinio della Regione Lazio, il Comune di Ponza ed il C. I. S. S. I. (Ufficio di Integrazione Socio Sanitaria Distretto di Formia e Gaeta).
La prima parte del seminario sarà dedicata all’esplorazione del gioco d'azzardo patologico, definito anche ludopatia, una malattia che si sta diffondendo a macchia d’olio. Il Ministero della Salute indica la ludopatia come “l’incapacità di resistere all’impulso di giocare d’azzardo o di fare scommesse, nonostante l’individuo che ne è affetto sia consapevole che questo possa portare a gravi conseguenze”. Quando si parla di dipendenza dal gioco d’azzardo non si registrano mai buone notizie, dai mass media come dalle esperienze personali. Per i giocatori compulsivi solo macerie, storie di solitudine e disperazione, a vantaggio di un’industria malsana. Vite spezzate dal gioco.
‎La seconda parte del seminario si proporrà come momento di conoscenza e confronto circa l’evoluzione di tutte le nuove forme di dipendenza, definite “New Addictions”. “Addiction” è il termine inglese che deriva dal latino “addictus”, il quale fa riferimento ad una condotta attraverso cui un individuo viene reso schiavo. Negli ultimi anni si è assistito ad un’enorme diffusione di dipendenze comportamentali. Un nuovo numeroso e variegato gruppo di dipendenze sociali o legali, classificabili nella definizione delle “nuove dipendenze”, tra cui la ludopatia, dipendenze tecnologiche, dipendenze da telefonino, dipendenze da videogiochi, dipendenza da internet e dal sesso virtuale, shopping compulsivo, dipendenze relazionali.  Attraverso soprattutto le esperienze tecnologiche virtuali (internet, giochi di ruolo ecc.) si ha  il trionfo della volontà di potenza del soggetto-protagonista, che, nelle fantasie degli scenari e nell’iperstimolazione sensoriale, perde ogni limite e percepisce il tutto come permesso e possibile, superando così momentaneamente i propri disagi interiori. Le dipendenze conducono ad un ritiro dalla vita sociale e relazionale.
Il seminario si pone come obiettivo quello di fornire giusti strumenti funzionali al riconoscimento di elementi cognitivi, emotivi e comportamentali che si instaurano nelle dinamiche delle dipendenze.
Alle ore 09:15, i Saluti Istituzionali e l’apertura dei lavori con il Prof. Francesco Ferraiuolo – Sindaco di Ponza e la Dott.ssa Angela Ciardi – Presidente Consorzio Intesa.  L’incontro sarà moderato dal Prof. Maurizio Loreto Ottaviani – Docente Universitario. Parteciperà Giuseppe Mazzella - Responsabile dei Servizi Sociali del Comune di Ponza, e interverrà  la Dott.ssa Stefania Bucalo – Assistente Sociale del Comune di Ponza e Responsabile del Centro Socio Assistenziale “Il Veliero”. A seguire, “Norme e leggi che regolano il gioco d’azzardo e rischi delle attività pubbliche” con il Comandante LGT. CS. Damiano Salipante – Guardia di Finanza, Brigata di Ponza e “Gioco d’azzardo patologico: fattori di rischio, correlazione con il sopraindebitamento e trattamento” con la Dott.ssa Daniela Costantini – Psicoterapeuta e Presidente Associazione Frosinone Antiusura. Poi, l’intervento su “Gioco d’azzardo e prevenzione” con il Dott. Armando Caringi – Presidente Associazione “Il Faro” di Sora. Parteciperanno i docenti e gli alunni delle scuole secondarie di primo e secondo grado. In conclusione, la discussione in plenaria, con testimonianze dei docenti, Servizi Sociali e Associazioni del territorio.

venerdì 25 gennaio 2019

“WELFARE LOCALE INTEGRATO: quando e come le azioni si attraversano”, il Convegno promosso dal Consorzio Intesa che si è tenuto il 24 gennaio presso la “Sala del Consiglio” del Comune di Nepi.





Una giornata all’insegna della positività quella del 24 gennaio, che ha visto approvato dal Consiglio Regionale del Lazio il Piano Sociale Regionale Triennale, lo strumento per contrastare disuguaglianze sociali e povertà con moltissimi interventi per un totale di 656 milioni di euro di spesa, e l’approvazione di un emendamento che recepisce la nuova normativa sul Reddito di Cittadinanza in modo che possa armonizzarsi con il Piano Sociale, ed un convegno dal titolo  “WELFARE LOCALE INTEGRATO: quando e come le azioni si attraversano”, che si è tenuto presso la “Sala del Consiglio” del Comune di Nepi, dalle ore 9:00 alle ore 17:00, promosso dal Consorzio Intesa, che eroga il  servizio di Segretariato Sociale con la funzione di Punto Unico di Accesso (PUA) alla rete dei servizi territoriali ed il Servizio Sociale Professionale presso il Distretto socio-sanitario VT5.
La giornata formativa del convegno “WELFARE LOCALE INTEGRATO: quando e come le azioni si attraversano” è stato un momento di approfondimento e confronto circa il Welfare Integrato, che ha focalizzato l’attenzione sulle azioni che lo attraversano.
Dopo i saluti istituzionali di Pietro Soldatelli – Sindaco di Nepi, e del moderatore Maurizio Verduchi - Responsabile Distretto sociale VT4, ha aperto i lavori il Prof. Alessandro Ciglieri che ha fatto  il punto riguardo le questioni aperte e i punti di attenzione nell’attuazione del Reddito di Inclusione (REI), la misura nazionale di contrasto alla povertà.
A seguire, una “tavola rotonda” che ha visto la presenza di  Massimo Morganti – Sociologo del Distretto sociale VT4, Maurizio Verduchi – Responsabile Distretto sociale VT5, Elena Salvatucci – Responsabile CPI di Civita Castellana, Paola De Riu – Coordinatrice socio-sanitario Distretto C ASL di Viterbo, Giulio Bonomo – Responsabile sede INAIL provinciale. La “tavola rotonda” ha messo in luce l’importanza della sinergia di rete tra le istituzioni coinvolte nel processo di attuazione REI per un miglior coordinamento nelle azioni di interesse locale, puntando ad una maggiore collaborazione tra enti locali e terzo settore al fine di mettere in campo un’azione congiunta che consenta alle persone coinvolte un reinserimento lavorativo accompagnato da un percorso formativo. E’ emerso come si stia ponendo l’attenzione sui protocolli di rete che si possono attivare su questi territori dei distretti VT4 e VT5 rispetto al REI. Questi distretti stanno cercando di coinvolgere una serie di enti pubblici e privati, quali la Camera di Commercio, la Confederazione Agricoltura di Viterbo, il CPIA, Cooperative Sociali, i Distretti Vt4 e VT5, la ASL  e il CPI di competenza territoriale. Con questo protocollo si cerca di creare una reale offerta di possibilità formative e di orientamento per i beneficiari del REI. Fondamentale, è emersa, la necessità di dotarsi, negli ambiti, di strumenti condivisi che parlino di rete e di equipe.
A conclusione, l’intervento sulla Normativa Regionale delle strutture residenziali e semiresidenziali dell’Ing. Enzo Vona – Responsabile tecnico del Consorzio Intesa, la delucidazione riguardo la “Costruzione di buone prassi” della Dott.ssa Paola De Riu - Coordinatore socio-sanitario del Distretto C ASL di Viterbo e l’illustrazione della “Gestione e procedure di gara” con Maurizio Verduchi – Responsabile Distretto sociale VT5.

giovedì 24 gennaio 2019

“Il bambino è un corpo che cresce e un’anima che si svolge”, diceva Maria Montessori.

C’è chi compie un anno e chi si appresta a compiere trentasei mesi, all’Asilo Nido “L’Ape Maia”. Tempo del “Progetto Continuità” al Nido.


La crescita è l’unica testimonianza di vita. Ieri, oggi e domani sono gli avverbi in cui scandiamo i nostri giorni. Ieri è trascorso. Domani deve ancora venire. Noi abbiamo solo l’oggi per agire, ed è per questo che se aiutiamo i bambini ad essere ciò che dovrebbero essere oggi, avranno il coraggio necessario per affrontare la vita con maggior amore, entusiasmo e gioia il domani. Ed oggi è stata una bellissima giornata, in tal senso,  all’Asilo Nido “l’Ape Maia” di Monte San Giovanni Campano.



L’Asilo Nido ha cominciato la giornata facendo festa ad una delle sue apine, Lorenzo, che oggi ha compiuto il suo primo anno di età. Incredibile la gioia impressa sul visino di Lorenzo, raccolto nell’abbraccio affettuoso dei suoi compagni ed educatrici, di fronte alla torta che la sua mamma ha portato per i festeggiamenti e la sua prima candelina da soffiare. Prendi fiato e stai più vicino, sulla torta c’è un nuovo lumino! Chiudi gli occhi e sogna un pochino, il tuo pensiero è un bel regalino! Buon compleanno, Lorenzino!!! Con affetto e tanto amore il Nido ti augura buon compleanno con tutto il cuore, portalo dentro il tuo bagaglio e che ti accompagni per tutto il tuo viaggio!
Viaggio, sì. Perché, come dicevamo, la vita è un viaggio. E per un bambino che compie un anno, ci sono quelli che, all’Asilo Nido “L’Ape Maia”, si apprestano a compiere i trentasei  mesi. Sono diventati “grandi” e, per loro, il prossimo anno educativo prevederà l’inserimento nella Scuola dell’Infanzia. Sono Chiara, Giulia, Emanuele, Francesco, Andrea, Lucrezia, Alessandro, Emanuel,  Anaise, Paolo, Edward e Laila. Come è stato fatto festeggiando Lorenzo, incutendo in lui amore e gioia, altrettanto è stato fatto, nelle ore a seguire della mattinata, con i bambini che si apprestano a compiere i tre anni ed il prossimo anno lasceranno il Nido, infondendo in loro un senso di amore, sostegno, presenza, sicurezza.
Questi  bambini, secondo il “Progetto Continuità” dell’Asilo Nido “L’Ape Maia”, sono stati accompagnati ad una attività condivisa che si è svolta presso la Scuola dell’Infanzia “Capoluogo San Marco” di Monte San Giovanni Campano. Il passaggio tra l’Asilo Nido e la Scuola dell’Infanzia rappresenta un momento delicato per il bambino, sul piano psicologico, affettivo, sociale, relazionale. Modificare le proprie abitudini, interrompere rapporti significativi, incontrare nuove regole, creano nel bambino stati di ansia e, spesso, confusione. Per loro è importante riconoscere momenti di continuità con l’esperienza precedente che consentano loro di riconoscersi all’interno di un percorso di crescita. Nell’attività odierna condivisa, tanto entusiasmo da parte dei “grandi” all’arrivo dei “piccoli”. Curiosità, un accenno di timidezza dal canto delle apine ma tutti hanno familiarizzato. Condiviso giocattoli, canzoncine e… Colorato! Le educatrici della Scuola dell’Infanzia hanno fornito ai nostri piccoli colori a tempera ed un berretto da dipingere su un foglio e loro hanno dato prova della loro bravura! La cosa è caduta a pennello, come si suol dire! Infatti, proprio in questi mesi, i bambini stanno svolgendo il “Laboratorio del Colore: “Un Mondo a Colori!”, laboratorio per sviluppare il senso della vista. Con l’attività grafico–pittorica i bambini lasciano una traccia di sé ed imparano a distinguere e denominare i diversi colori. E li conoscono eccome i colori, le nostre apine!!! Le canzoncine intonate riguardanti i colori ed i berretti perfettamente colorati ne hanno dato prova.


martedì 22 gennaio 2019

Ama il suo lavoro, che poi corrisponde un po’ alla migliore approssimazione della felicità, l’operatrice Tomaselli del Servizio di Assistenza Domiciliare e Familiare erogato dal Consorzio Intesa.



“Vedere il sorriso di chi ti aspetta sull’uscio di casa e ha superato ogni diffidenza è impagabile. Del resto, se non si lavora con passione, non si lavora affatto.” Queste sono le parole che ci rilascia, per la testimonianza di oggi, l’operatrice Tomaselli del Servizio di Assistenza Domiciliare e Familiare erogato dal Consorzio Intesa in tutti e 27 i comuni del distretto sanitario FR/C.
A come Appassionato, è l’aggettivo che l’operatrice Tomaselli ha usato per descrivere la sua accezione di lavoro. La passione è un elemento che fa la differenza nello svolgimento di un lavoro: sicuramente non annulla la fatica o lo stress, ma rende tutto questo più sopportabile perché ogni sacrificio è fatto in nome di un progetto più grande. Il progetto, ovviamente,  è la cura degli assistiti.
S come Sorriso, è il sostantivo che l’operatrice Tomaselli ha scelto per definire, in forma di atteggiamento delle labbra, l’obiettivo che insegue sui volti delle persone cui presta il suo operato.  La sua cura.
Non si è dilungata l’operatrice Tomaselli nella sua dichiarazione. Per il suo ottimo operato, garantiscono i suoi colleghi. A qualcuno viene facile parlare,  scrivere, ad altri meno. Probabilmente mentre noi siamo qui a dire di lei, lei starà riservando le sue parole ed utilizzando le sue mani per lavorare. Appassionatamente, come a lei piace dire.
Non si fanno distinzioni quando si parla di assistiti, non lo si riesce a fare. Però, sempre a portare la sua testimonianza, l’operatrice Tomaselli ha scelto una foto di sé con una assistita riguardo la quale e con la quale ritiene, ed il Servizio di Assistenza Domiciliare e Familiare lo conferma, di aver fatto un ottimo lavoro. Tanta strada, insieme. E noi, altrettanta gliene auguriamo. A lei e tutti i suoi fortunati assistiti.

lunedì 21 gennaio 2019

Non è grande chi ha bisogno di farti sentire piccolo. Il “Centro Diurno Per Minori” di Monte San Biagio dice NO al bullismo.



Con il termine bullismo si definisce il comportamento aggressivo ripetitivo nei confronti di chi non è in grado di difendersi. I ruoli del bullismo sono così definiti: da una parte il bullo, che attua comportamenti violenti fisicamente e/o psicologicamente e dall’altra parte la vittima, che subisce tali atteggiamenti. La sofferenza psicologica e l’esclusione sociale sono sperimentate spesso da bambini e adolescenti che, senza sceglierlo, si ritrovano a vestire il ruolo della vittima. Le principali caratteristiche che permettono di definire un episodio con l’etichetta “bullismo” sono l’intenzionalità del comportamento aggressivo agito, la sistematicità delle azioni aggressive e l’asimmetria di potere tra vittima e persecutore, cioè uno squilibrio di potere tra chi compie l’azione e chi la subisce, ad esempio per ragioni di età, di forza, di genere e per la popolarità che il bullo ha nel gruppo di suoi coetanei. Si tratta di un’emergenza, che può essere contrastata a partire dall’intervento a scuola.
 A seguito di episodi che si sono verificati durante le ore di frequenza scolastica e anche, seppur in maniera lieve, durante lo svolgimento delle attività pomeridiane tra i piccoli utenti del Centro Diurno per Minori di Monte San Biagio, Il Centro ha organizzato, lunedì scorso, con il maestro Riccardo La Rocca accompagnato da due assistenti e alcuni suoi alunni per la dimostrazione, un’esercitazione in palestra con un approccio alla disciplina del Taekwondo, arte marziale coreana, basandola principalmente sull’autodifesa. Il maestro ha spiegato l’importanza della difesa ma solo nel momento in cui si viene attaccati. Dunque, le discipline marziali come disciplina sportiva nobile ed antica ma mai portatrici di messaggio di violenza. Non pensate ad uno sport violento, la maggior parte di queste discipline insegna proprio il contrario, cioè la tecnica, il rispetto, la disciplina e l’autocontrollo, non calci e pugni a profusione.
Molti genitori dei bambini frequentanti il Centro Diurno hanno assistito alla dimostrazione che ha visto coinvolti i bambini e le operatrici del Centro, ed hanno espresso entusiasmo per la bella iniziativa. I bambini sono stati felicissimi perché tanti di loro non avevano mai avuto un approccio alle affascinanti arti marziali.
Grinta, è l’aggettivo con cui le operatrici del Centro e i bambini hanno definito l’esperienza. Tutti erano motivati e felici. Un sorriso impresso sul volto di ognuno, soprattutto sul viso bambino di chi qualche episodio di bullismo lo ha vissuto in prima persona.  Un’attività costruttiva. Immaginate se ogni bambino imparasse il rispetto, la cortesia e la disciplina che insegnano le arti marziali.


venerdì 18 gennaio 2019

WELFARE LOCALE INTEGRATO: quando e come le azioni si attraversano.



Il 24 Gennaio 2019, presso la “Sala del Consiglio” del Comune di Nepi, dalle ore 9:00 alle ore 17:00, avrà luogo il convegno “WELFARE LOCALE INTEGRATO: quando e come le azioni si attraversano”, promosso dal Consorzio Intesa, con il patrocinio della Regione Lazio, la ASL di Viterbo, la Direzione del Distretto Sanitario 5 della Asl di Viterbo.
La giornata formativa vuole essere un momento di approfondimento e confronto circa il Welfare Integrato, che focalizzi l’attenzione sulle azioni che lo attraversano. In particolare, si vuole porre l’accento sui nuovi strumenti di contrasto alla povertà, sulla verifica delle normative circa le strutture residenziali e semi-residenziali e sull’evoluzione del mercato elettronico della Pubblica Amministrazione.
L’iniziativa è un’occasione, oltre che per fare il punto sul Reddito di Inclusione (REI), per porre al centro della discussione l’esigenza di rafforzare ulteriormente i sistemi di inclusione sociale e di ridurre le disuguaglianze, a partire dalle esperienze realizzate nei territori, e di far luce rispetto alle modifiche applicate.
L’obiettivo, inoltre, è quello di rafforzare la rete tra le istituzioni coinvolte nel processo di attuazione REI per un miglior coordinamento nelle azioni di interesse locale, puntando ad una maggiore collaborazione tra enti locali e terzo settore al fine di mettere in campo un’azione congiunta che consenta alle persone coinvolte un reinserimento lavorativo accompagnato da un percorso formativo.
Si vogliono, per di più, incontrare gli “addetti ai lavori” per quanto concerne la normativa vigente circa il funzionamento delle strutture a ciclo residenziale e semi-residenziale; l’intento è quello di focalizzare i requisiti necessari all'autorizzazione al funzionamento delle strutture stesse.
Infine, verrà toccato il tema dell’evoluzione del mercato elettronico della Pubblica Amministrazione al fine di favorire la conoscenza e la buona fruizione dei nuovi servizi del mercato elettronico. Verranno messe in luce le caratteristiche, il funzionamento e le ultime novità circa questo nuovo strumento.
Alle ore 09:30, dopo l’accoglienza e la registrazione, apriranno i lavori i saluti Istituzionali di Alessandra Troncarelli – Assessore Regionale alle Politiche Sociali, e i sindaci dei comuni del distretto VT4 e VT5. Alle ore 10:30, “Questioni aperte e punti di attenzione nell’attuazione del REI” con il Prof. Alessandro Ciglieri e “L’importanza della sinergia di rete: processi in atto – Tavola Rotonda”. A seguire, la “Verifica normativa delle strutture residenziali e semiresidenziali”: “Normativa Regionale delle strutture residenziali e semiresidenziali” con l’Ing. Enzo Vona - Responsabile Tecnico del Consorzio Intesa, e “Strutture residenziali L.41/2003 costruzione di buone prassi” con la Dott.ssa Paola De Riu - Coordinatore socio-sanitario Distretto C ASL VT. In conclusione, “I servizi sociali nel mercato elettronico della Pubblica Amministrazione”: “Gestione e procedure telematiche di gara” con Maurizio Verducchi -Responsabile Distretto Sociale VT5. Coinvolti anche i Centri per l’Impiego di Viterbo e Civita Castellana e l’INPS di Viterbo.
Saranno riconosciuti crediti formativi dal CROAS Lazio.

giovedì 17 gennaio 2019

SALE, SALE, SALE COME L’EFFETTO DELL’ONDA DI UNA “OLA” L’ENTUSIASMO DEI BAMBINI DELL’ASILO NIDO “L’APE MAIA” PER IL PROGETTO “LETTURE IN GIOCO AL NIDO”.



Sale, sale, sale come l’effetto dell’onda di una “ola” l’empatia che Davide Fischanger è riuscito a stabilire con le piccole apine dell’Asilo Nido “L’Ape Maia” di Monte San Giovanni Campano nel progetto “Letture in gioco al Nido”. Siamo solo al terzo incontro del progetto e ciò che il nostro “cantastorie” aveva annunciato alla presentazione sul progetto di educazione all’ascolto con dei bambini così piccoli si è fatto realtà. La forma di comunicazione, prettamente verbale e musicale, animata da Davide, si è fatta disponibilità all’ascolto, ha sollecitato le prime risposte verbali, ha creato nei bambini un rapporto affettivo con i libri, ha ampliato i tempi dell’attenzione dei bambini. E’ un fatto.
Davide, “scaldata la voce”, ha imbracciato la sua chitarra e, dato un allegro buongiorno, ha dato il via a questo incontro dedicato alla stagione dell’inverno. Ha intonato due canzoncine sulla fredda stagione, i cui ritornelli facevano così: ”L’inverno è una stagione che non sente mai ragione, e penso ai passerotti senza sciarpa né cappotti, senza sciarpa né guantini, che freddo poverini!”  e “I fiocchi bianchi hanno le ali, scendono stanchi sui davanzali: il mondo di bianco si copre , ogni cosa e tutto il mondo intanto riposa: si dice che quando tra le persone c’è fratellanza, se si canta insieme non si canta all’unisono ma in armonia”. E in armonia hanno cantato le nostre apine. Con fratellanza.
Poi è stata la volta della prima lettura animata, all’insegna della spiegazione del succedersi delle stagioni. Davide ha presentato alle apine il suo amico “albero magico”. “Magico” e spoglio, perché è inverno. Con l’interazione manuale dei piccoli, a far magie, l’albero si è coperto pian pianino di foglioline e fiori per la primavera, poi di frutti per l’estate, poi di foglie gialle per l’autunno e poi tutti a soffiar via le foglie per far tornare l’inverno.  Poi un uccellino, che porta un rametto, fa un nido e dentro un ovetto. L’ovetto si fa uccellino e vola via a dirci che nessun inverno dura così a lungo, perché poi la primavera torna sempre.
La seconda lettura animata è dedicata alla libertà. I bambini riconoscono degli animaletti e con delle chiavi “speciali” danno loro il dono della libertà. Ma si sa, una morale nelle favole c’è sempre… E l’ultimo animaletto liberato, un serpentello, mangia tutti gli animaletti liberati precedentemente e insegna che ci vuole cautela.
In conclusione, prima di salutare, Davide porta un’ultima storia di un suo amico postino. E’ la storia tutta da ridere di un postino che consegna “cuccioli” alle famiglie di alcune specie di animali e che non sempre consegna “il pacco giusto”… Così, ad esempio un pinguino può ritrovarsi nel pacco un coniglio! Ma poco male! La famiglia pinguino invita gli altri suoi figli a salutare il nuovo fratellino! Davide con questo libro ha insegnato alle apine che non ha importanza essere tutti uguali: se si vuole essere famiglia, basta l’amore.
Si congeda, Davide: “Le storie son finite, io me ne vado via, di cuore mando un bacio a tutta la compagnia”.
Quante nozioni, quante intuizioni, quanta bellezza. Che gran bel lavoro è stato fatto anche oggi in questa compagnia.

mercoledì 16 gennaio 2019

“La vita è quello che ti succede mentre sei impegnato a fare altri programmi”.



John Lennon diceva “La vita è quello che ti succede mentre sei impegnato a fare altri programmi”.  Spesso è così che va. E’ andata così per Marco, una persona che sta svolgendo un’esperienza formativa presso il Consorzio Intesa e che il Consorzio è fiero di presentarvi.
Marco viene dalla provincia di Frosinone. Prima di un evento che lo rendesse “speciale”, Marco è sempre stato un grande lavoratore, nell’attività di famiglia. Marco è un papà, ha 3 figli. Con lui e la sua testimonianza vi portiamo il “caso” di chi svolge la vita nella quotidiana routine e, d’amblée, si trova a fare i conti con l’imprevisto: la propria salute. Non è stato semplice per una persona ed un papà di famiglia, che si è sempre speso per il lavoro, dover fare i conti con uno stato di salute, improvvisamente, limitante. Per chi, come lui, è nato per fare. Marco ogni mattina si sveglia all’alba, prende il bus e raggiunge la sede centrale del Consorzio Intesa, dove presta il suo servizio.
Marco usufruisce, dal primo agosto 2018, di un’opportunità offerta dalla Regione Lazio, che consente di attivare gratuitamente tirocini di orientamento e formazione o inserimento e reinserimento, avviati in favore delle persone disabili. I destinatari sono i soggetti appartenenti alla tipologia di cui all’art. 1 della L.68/99 ed iscritti nell’elenco del collocamento mirato. Il soggetto promotore che attiva questi tirocini è il “Centro Europeo di Studi Manageriali di Formia”, ed il soggetto ospitante è, in tal caso, il Consorzio Intesa. Il tirocinio ha una durata dai sei ai dodici mesi ed il tirocinante deve avere un impegno minimo di novantasei ore mensili.
Sottolineiamo che questa è una esperienza formativa e non un rappporto di lavoro, l’unico “onere” per il soggetto ospitante è fornire la figura di un tutor. Francesca, tutor di Marco, dice di lui: “Gli abbiamo dato delle direttive, ma è perfettamente in grado di muoversi sulle sue gambe”. Poi, in confidenza, aggiunge che averlo accanto le provoca un senso di calma. Profondo benessere. Empatia profonda.
Marco è la prima persona a raggiungere l’ufficio al mattino. Ne tira su le serrande, lascia filtrare la luce del sole. Prende la sua postazione in segreteria e, pronto, risponde con garbo e professionalità e smista le telefonate.  Accoglie chi arriva. Archivia. Si occupa del protocollo digitale.
Tutti, negli uffici del Consorzio Intesa, lo descrivono come un uomo umile, silenzioso, attento, disponibile, discreto. Una bella persona. Con gli occhi di chi ne ha vista qualcuna e la luce di chi brilla di luce propria. Certe luci non puoi spegnerle.

lunedì 14 gennaio 2019

Parlare è il primo passo del percorso “Psicologicamente”, gli incontri di supervisione e formazione intrapresi dalle educatrici dell’Asilo Nido “Mariangela Furone”di Fonte Nuova.



Imparare cose nuove è straordinario, una grande risorsa. Non tenersi aggiornati vuol dire “affievolire” la propria professionalità. Uscire fisicamente da un “servizio” e acquisire nuove chiavi di lettura grazie al confronto con colleghe e professioniste del settore, dà nuovo slancio. E’ questo il motivo per cui il Consorzio Intesa investe nella formazione continua e nella supervisione. Sempre.
Oggi vogliamo portarvi ad esempio gli incontri di supervisione e formazione, che hanno luogo con cadenza quindicinale, delle educatrici dell’Asilo Nido “Mariangela Furone” di Fonte Nuova, presso l’Associazione “Psicologicamenteonline”. Quando si seguono percorsi di formazione e supervisione professionale, con professionisti del settore, si ha un vantaggio enorme, perché ci si confronta con chi ha conoscenze pratiche e altamente qualificate. Finché non ci si guarda intorno, non si può sapere chi si sia effettivamente e quali sono i propri limiti e punti di forza. Si crede di conoscerli, ma il confronto con altre persone e con nuove sfide mostrano un nuovo punto di vista. Mettersi  in gioco con un percorso formativo ha come obiettivo prepararsi alla prossima sfida. L’atteggiamento è vincente all’origine! Un nuovo ambiente, nuove persone, “problematiche” da esplorare con altri da sé incedono all’introspezione, per guardarsi con occhi nuovi e per riconsiderare il proprio percorso professionale.
E’ quello che accade negli incontri cui partecipano a “Psicologicamente” le ambiziose e puntuali educatrici del “Mariangela Furone”.  L’esperienza è descritta dalle educatrici del come densa da più punti di vista perché gli incontri oltre ad avere un carattere teorico hanno anche un carattere pratico-esperenziale. La particolarità di questa tipologia di incontri è che non vengono affrontati argomenti già programmati, ma si affrontano tematiche in base alle esigenze delle educatrici che, di volta in volta, portano un “caso-argomento” da affrontare. Insieme. Negli incontri emergono dinamiche che vengono “sviscerate” insieme e che poi le educatrici dovranno saper gestire.
Le educatrici hanno riscontrato grande giovamento dagli incontri anche per quanto riguarda le dinamiche all’interno dello staff educativo dell’Asilo Nido.
Al momento in cui le educatrici presentano in supervisione gli argomenti ed i tratti problematici che possano aver rilevato in un dato momento,  segue un momento formativo di “attività pratica” (quali giochi di ruolo, inventare una storia, ecc…) che possono poi essere riproposti ai bambini ma prima… Sperimentati su loro stesse!
Un percorso, insomma. La conoscenza di un nuovo programma o di un approccio diverso ad un problema. Nuovi spunti e fonti d’ispirazione. Connessioni che sbocciano in nuove idee.

venerdì 11 gennaio 2019

Il teatro non è il luogo della realtà: ci sono alberi di cartone, palazzi di tela, un cielo e un sole di cartapesta. Ma è il luogo del vero perché ci sono cuori umani dietro le quinte, nella sala, sul palco. Al teatro del Centro Diurno per Minori di Monte San Biagio ci sono cuori bambini.



In un Centro Diurno per minori, il fine principale è la costruzione di una relazione educativa equilibrata e questa passa attraverso tutti gli aspetti della vita quotidiana: il supporto scolastico, il gioco, le attività manuali, il dialogo e l’ascolto, il contenimento fisico e verbale. Al Centro Diurno per Minori di Monte San Biagio, a seguito dell’osservazione condotta all'inizio dell’anno scolastico sui minori, sono stati strutturati diversi laboratori a sostegno degli obiettivi prefissati: un laboratorio di teatro d’animazione, un laboratorio artistico-espressivo, un laboratorio di alfabetizzazione emotiva, un laboratorio ludico-ricreativo e un laboratorio di psicomotricità. Ogni laboratorio si svolge a cadenza settimanale ed utilizza una metodologia partecipativa.
In questo articolo vi presentiamo il “Laboratorio di teatro di animazione”. Il “Laboratorio di teatro di animazione” è stato ideato in quanto si utilizzano le arti dello spettacolo per far emergere le capacità di ogni bambino e li aiuta a tirar fuori le loro doti mettendo in gioco l’essenza di ognuno e favorendo, soprattutto, l’integrazione, la disciplina, l’aggregazione, la riflessione e l’educazione. L’obiettivo è quello di dar vita ad uno spettacolo finale, che si terrà in aprile, dove ogni aspetto è curato e creato dai bambini. La scelta è caduta su questo laboratorio perché permette al bambino di acquisire maturazione, sicurezza e sviluppare l’autostima in quanto si trova coinvolto in un processo educativo.
Oggi vogliamo parlarvi di un appuntamento del laboratorio mirato ad acquisire sicurezza e confidenza con il gruppo. L’appuntamento di questa settimana ha previsto un’esercitazione sul corpo, con due diverse attività riguardanti le parti del corpo. L’esercitazione, guidata da un’educatrice e supportata dalle altre operatrici, è consistita in un “incontro” frontale dei bambini, accomodati sulle sedie, a due a due, ed ha coinvolto per alcuni minuti i bambini in un massaggio delle mani  del rispettivo compagno e viceversa. A seguire, un massaggio di gruppo, in cui, a turno, ogni bambino è stato posto al centro e gli altri a fungere da massaggiatori. Tutti protagonisti, come sempre. L’attività è risultata per i bambini molto entusiasmante e rilassante, perché, oltre al senso di rilassamento generato dal contatto, a far da “scenografia” e rendere tutto più suggestivo c’è stato un bellissimo tramonto terso invernale che caratterizza la veduta delle finestre di quelle aule.

giovedì 10 gennaio 2019

Il “Gigante Buono” di Villa Angelina.



Ci eravamo ripromessi di raccontarvi, una ad una, tutte le storie di vita degli ospiti di “Villa Angelina”, la comunità alloggio per persone con problematiche psico-sociali per adulti di Sora, gestita dal Consorzio Intesa.
Oggi, con il pudore e la stretta al cuore di chi si accinge a raccontare un altro vissuto molto tormentato, vi porteremo una storia tutta al maschile. Il protagonista lo chiameremo  il “Gigante Buono”. “Gigante” per le sue grandi dimensioni fisiche. Ma anche perché fin da bambino questo uomo ha sognato tanto, e l’uomo che sogna è un gigante che divora le stelle. E “Buono”, come il pane che lo ha nutrito e lo ha fatto diventare grande. Nutrito a pane, sì. Ma anche poco affetto.
Il “Gigante Buono” ci racconta la sua storia. Quando ci accoglie a Villa Angelina, ci invita ad entrare nella sua stanza. Da dove cominciare? Chiedi alla polvere. La polvere sa tutto, copre i ricordi. Il nostro amico apre i suoi cassetti e, fiero, ci mostra le sue foto di gioventù. “Da quando hai visto quelle foto, ti incanti a guardarle. Sembra felice, molto felice ed è giovane, come si addice agli eroi. Bello non potresti dirlo ma neppure negarlo. E comunque non appare eroico per nulla. Colpa delle risate che chiudono i suoi occhi e mettono a nudo i denti, un riso non fotogenico ma schietto da renderlo stupendo”. È fiero il gigante buono di mostrarsi nel vigore della sua gioventù. Poi cominciano a fuoriuscire le parole. E’ stato un gran lavoratore, mostra con orgoglio il suo “libretto del lavoro”. Il “Gigante Buono” è molto credente, la fede è la sua ragione. Apre diverse scatole piene d’immagini sacre che riecheggiano anche appese alle pareti, ovunque nella stanza. Tra i suoi sogni di bambino, tale era la sua fede, custodiva quello di prendere i voti e farsi prete.  Ma. Parafrasando i versi di un testo di una canzone del cantautore Max Gazzé, il “Gigante Buono” viveva in una realtà familiare difficile di chi è: “chino su un lungo e familiar bicchier di vino partito per un viaggio amico e arzillo, già brillo”. Così, quando il “Gigante Buono” esprimeva il suo sogno, veniva disconosciuto.
Un’infanzia negata. Poi la giovinezza, il duro e onesto lavoro, le esperienze negative. L’assoluzione: sempre.
Il “Gigante Buono” ha usato la voce per raccontarsi. “La voce è più che un urlo gigantesco, e ti dice che la vita è una cosa immensa e solo quando glie l’hai sentito dire sai veramente cosa fare per continuare a vivere”.

mercoledì 9 gennaio 2019

La felicità nel bene che si fa, nella gioia che si diffonde, nel sorriso che si fa fiorire, nelle lacrime che si asciugano: l’assistente a sostegno della persona e della famiglia nel Sistema della Domiciliarità. Oggi la testimonianza di Maria Rosaria Camillacci, assistente familiare, Referente Territoriale del Servizio di Assistenza Domiciliare e Familiare dal 2017.



Il Consorzio Intesa eroga il Servizio di Assistenza domiciliare coprendo in maniera capillare tutti e 27 i comuni del distretto sanitario FR/C, operando con numerosi operatori ed uno staff di professionisti che ne fa la supervisione. Con questo articolo, vogliamo dare il via ad un percorso che faremo con il gentile contributo degli operatori socio-sanitari impiegati sul Servizio. Tema principale sarà il ruolo dell’assistente a sostegno della persona e della famiglia nel Sistema della Domiciliarità. Vogliamo incontrare tutti gli operatori del servizio che vivono la fatica della cura tra emozioni e rapporti che coinvolgono.
Oggi vogliamo cominciare con la testimonianza di una persona dello staff che si occupa della supervisione: Maria Rosaria Camillacci, assistente familiare attiva sul servizio dal 2012, Referente Territoriale del Servizio di Assistenza Domiciliare e Familiare dal 2017.
Racconta, Maria Rosaria, partendo dal 2012, quando la sua esperienza lavorativa, fino ad allora, si era svolta esclusivamente in laboratori che prevedevano l’occupazione di diversamente abili o in centri residenziali e di prima accoglienza, in un lavoro guidato da “codici”. Pensava a questo mentre, in una mattina di giugno, attendeva la collega che l’avrebbe affiancata nella prima settimana di lavoro nell’assistenza domiciliare. “Se proprio devo essere sincera”, dice Maria Rosaria, “un pregiudizio mi aveva sempre accompagnato riguardo all’assistenza a domicilio. Immaginavo la vecchietta simpatica, dispensatrice di caramelle e di buoni consigli, forse un po’ smemorata, continuamente bisognosa di compagnia e di chi le ricordasse di prendere le medicine, che le riassettasse la casa”.
“Che sarà mai, mi ripetevo, come un mantra”, continua. “La verità è che io sapevo benissimo che mi stavo avventurando per mari che non avevo mai solcato, stavo per entrare nelle case delle persone, nel posto più intimo della loro esistenza, nelle stanze da letto e nelle cucine in cui loro avevano vissuto gli anni della giovinezza, dove un movimento maldestro avrebbe potuto mandare in frantumi un ricordo carissimo o uno specchio. Un’estranea che si avvicina al focolare di estranei, con un sorriso teso, una gentilezza forzata, una vecchia tuta da ginnastica sciatta e scarpe che avevano visto tempi migliori. Il disagio mi assaliva”.
L’attesa finì e Maria Rosaria iniziò la sua settimana di prova.
Dopo pochi giorni le sembrava di aver fatto quel lavoro da una vita. Lei entrava nelle case e pur essendo “un’estranea” era come se ci fosse sempre stato un posto per lei lì dentro. Iniziò con casi abbastanza complessi, eppure, seppe che la maggior parte degli utenti era soddisfatta di lei, del suo modo scherzoso di approcciarsi a ogni situazione, della sua padronanza nella lettura dei fogli illustrativi (non scherza!), della velocità e della discrezione con cui si muoveva nell’ambiente domestico. Il pregiudizio che la accompagnava prima dell’esperienza era stato smontato.
Continua, Maria Rosaria: “Non sono una dama di compagnia, né un’infermiera e tantomeno una badante. L’assistente familiare si può dire “trasversale” rispetto a queste figure professionali. La mia figura è un supporto alla persona volta a favorire il mantenimento delle capacità partendo dall’istaurazione di un rapporto emozionalmente significativo con l’utenza. Il badante si occupa della persona, l’assistente familiare, oltre a fornire aiuto pratico e logistico, istruisce la famiglia su come supportare al meglio il proprio caro in difficoltà, alleggerendo per quanto possibile il carico familiare, oppure indirizza l’assistito verso una vita salubre, sicura e attiva, lo incoraggia nelle relazioni sociali e sbriga per lui o lei piccole pratiche.”
“Da quella mattina di fine giugno son passati sei anni e mezzo e nel frattempo sono anche diventata Referente territoriale”, conclude Maria Rosaria, “ho visto il dietro le quinte che per anni sono stata curiosa di conoscere. I colleghi “anziani”, che alla prima riunione d’équipe guardavo con timore reverenziale sono adesso i miei collaboratori più fidati, sempre pronti ad intervenire per risolvere le problematiche inerenti all’utenza.”
Questo per Maria Rosaria, che ringraziamo per l’autenticità delle sue parole che ci hanno davvero emozionato, è l’assistenza domiciliare: un supporto discreto, ma solido e competente. Ogni mattina indossa  la tuta da ginnastica, le scarpe comode, la coda alta: sono la sua divisa! Si mette il camice bianco e suona al campanello del primo utente. Si presenta e inizia, sempre con lo stesso entusiasmo del primo giorno, sempre pronta con una parola di conforto, se è una giornata storta. Le soddisfazioni sono numerose, perché Maria Rosaria si sente davvero di supporto per i suoi utenti e tra di loro gode di una stima molto alta. Si ritiene soddisfatta del suo operato. E il Consorzio Intesa lo è di lei.

martedì 8 gennaio 2019

Papa Francesco ha detto: “Bisogna andare oltre, oltre il buio, oltre il fascino delle Sirene, oltre la mondanità, oltre tante modernità che oggi ci sono, andare verso Betlemme, là dove, nella semplicità di una casa di periferia, tra una mamma e un papà pieni d’amore e di fede, risplende il Sole sorto dall’alto, il Re dell’universo. Sull’esempio dei Magi, con le nostre piccole luci, cerchiamo la Luce e custodiamo la fede”. Là sono andati i bambini del Centro Diurno per Minori di Lenola “L’Aquilone” con il loro presepe vivente.



Il 5 gennaio presso il centro storico di Lenola ha avuto luogo la rappresentazione “Il Presepe Visto con Gli Occhi dei Bambini” organizzata dal Centro Diurno per Minori “L’Aquilone”, gestito dal Consorzio Intesa, in collaborazione con l’amministrazione comunale di Lenola.
Il quesito che gli operatori si sono posti è stato: i “pastori” del nostro tempo come si rapportano con l’altro da sé, con la società, con la fede? A fronte di un momento storico ricco di contraddizioni, la rappresentazione ha cercato di far breccia negli occhi e nel cuore degli spettatori all’insegna della magia e del significato più profondo del Natale e dell’Epifania.
La rappresentazione, diretta da Noemi Guglietta, con i testi di Ermete Labbadia, ha visto la partecipazione di grandi e piccini. Le operatrici e le mamme, con molto impegno, hanno preparato i costumi, trovato attrezzi per la scenografia, colorato, cercato frutta, accessori indispensabili per la buona riuscita della rappresentazione storica dei loro bambini. Fondamentale anche la forza maschile, che è stato il pilastro portante delle creazioni.  Gli adulti hanno cooperato tutti insieme per costruire il presepe che i bambini hanno animato. Grande lo stupore negli occhi dei bambini quando sono arrivati indossando l’abito di scena, ed hanno visto le loro postazioni da animare. Animare, sì. Con la loro purezza. La loro vitalità e passione. Il loro respiro. La loro energia. La loro gioia di essere protagonisti di una rappresentazione,  messaggio di vita. Epifania deriva dal greco ἐπιφάνειαepipháneia, che significa “manifestazione”, “apparizione”, “venuta”, “presenza divina”. Nella nostra tradizione cristiana, Epifania assume il significato di prima manifestazione dell’umanità e divinità di Gesù Cristo ai popoli di tutto il mondo, simboleggiati dai Magi che gli fanno visita, rendendogli omaggio, portando in dono oro, incenso e mirra. Così, sull’esempio delle parole di Papa Francesco: “Bisogna andare oltre, oltre il buio, oltre il fascino delle Sirene, oltre la mondanità, oltre tante modernità che oggi ci sono, andare verso Betlemme, là dove, nella semplicità di una casa di periferia, tra una mamma e un papà pieni d’amore e di fede, risplende il Sole sorto dall’alto, il Re dell’universo. Sull’esempio dei Magi, con le nostre piccole luci, cerchiamo la Luce e custodiamo la fede”. Là sono andati questi bambini. E sono stati bravi. Bravissimi. Applausi.

sabato 5 gennaio 2019

Udite, udite!!! All’Asilo Nido “L’Ape Maia” di Monte San Giovanni Campano l’abbiamo già vista la Befana! Era su nel cielo che volava con la scopa ed i calzini e si è “intrufolata” nel nostro Nido per portare gioia ed amore a ogni bambino!



La storia della Befana inizia nella notte dei tempi e discende da tradizioni magiche precristiane. Il termine “Befana” deriva dal greco “Epifania”, ovvero “apparizione”. La Befana si festeggia, quindi, nel giorno dell’Epifania, che, come si suol dire… Tutte le feste porta via. Ma, forse a causa del forte vento di tramontana che soffia in questi giorni, la vecchietta con il naso lungo e il mento aguzzo, è arrivata con un po’ di anticipo all’Asilo Nido “L’Ape Maia” di Monte San Giovanni Campano.
Se si sa quanto sia bello ciò che ci aspetta, è bella anche la sua attesa. E infatti, appresa la notizia della sua imminente straordinaria venuta,  le nostre piccole apine hanno atteso, con tanta gioia ed entusiasmo, la vecchina. Fin dal primo mattino e si sono messe subito all’opera per mostrarle le calze da loro realizzate! Laboriose come solo loro sanno essere, intonando la filastrocca “La Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte col cappello alla romana viva viva la Befana!”,  sono ordinatamente entrate nella stanza adibita ai laboratori e, con l’aiuto delle educatrici, hanno realizzato una calza. Dalle educatrici sono stati forniti loro dei fogli con su disegnata una calza, ricca di dolcetti, e colla e loro la hanno decorata con materiali di riciclo: pezzette di velluto, lana, raso e alluminio colorato per i dolcetti.
Poi, trascorso il tempo dell’attesa… Tutti raccolti per la magica apparizione! E… Meraviglia, la Befana è arrivata! Indossando un gonnellone scuro ed ampio, un grembiule con le tasche, uno scialle, un cappellaccio in testa. Il tutto vivacizzato da numerose toppe colorate… Proprio come quelle utilizzate dai bambini per personalizzare la loro calza nel laboratorio didattico!!!
La Befana ha viaggiato su di una scopa in lungo e in largo prima di arrivare al Nido, portando dolcetti per tutti i bambini! Sorpresa: nel fondo del sacco colmo di prelibatezze non vi è stato neppure un pezzetto di carbone o una buona dose di cenere per i bambini meno buoni, perché all’Asilo Nido “L’Ape Maia” di bambini birichini non ve sono!
Sorrisi, stupore, saluti, elargizione compiuta, la vecchina è rimontata in sella alla sua scopa per raggiungere  di nuovo le apine, e tutti i bambini del mondo, questa notte. Volando sui tetti, trasportata dalla tramontana, si calerà nelle loro case, magari dai camini, con un sacco stracolmo di giocattoli, cioccolatini e caramelle, riempiendo le calze lasciate appese dai bambini. Chissà che i bambini, da parte loro, non preparino per la buona vecchina, in un piatto, un mandarino o un’arancia e un bicchiere di latte vicino al camino. Il mattino successivo, oltre ai doni, i bambini potrebbero trovare il pasto consumato e l’impronta della mano della Befana sulla cenere sparsa nel piatto. Magia!

venerdì 4 gennaio 2019

Collegare un bosco e la magia del Natale. Il Centro Diurno per Minori di Monte San Biagio immerso nell’atmosfera natalizia del Villaggio di Babbo Natale, tra querce secolari, allestito in località Valle Marina.



Il Centro Diurno per Minori di Monte San Biagio non ha chiuso i battenti neppure in occasione delle festività natalizie, anzi, ha continuato a svolgere il suo importante e prezioso ruolo a sostegno dei suoi piccoli utenti. Un’esperienza unica, in un luogo magico, quella che ha catapultato i bambini, i loro genitori e le operatrici del Centro nella vera atmosfera natalizia del Villaggio di Babbo Natale allestito, tra querce secolari, in località Valle Marina (frazione del comune di M.S. Biagio) in un bosco. Nel bosco c’è un cammino, un “percorso guidato”, addobbato e “animato” da ogni albero che, a suo modo, racconta una storia. Tutti gli alberi, così come le persone, hanno una loro personalità e un loro carattere. Se, infatti, il faggio è resistente, alto, determinato e all’occorrenza spietato, e la quercia è saggia, robusta e resiliente, altri alberi rispondono ad altre diverse caratteristiche. È il caso della betulla, indicata come uno tra gli alberi più litigiosi e irritabili. Tra gli alberi, tuttavia, esistono anche sentimenti di amorevole e amicale convivenza. Accade quando due alberi cooperano per giungere insieme ad avere più luce, aiutandosi a vicenda facendo convergere l’uno verso l’altro i propri rami. Insomma, gli alberi ci assomigliano più di quanto pensiamo. Comunicano, hanno personalità e caratteri. Luci, profumi e musiche di sottobosco hanno accompagnato l’allegra brigata in un clima natalizio senza paragoni. E poi ancora casette, un trenino, panchine addobbate a festa, i Re Magi e pupazzi di neve. Grande la soddisfazione delle operatrici nel vedere la meraviglia dei bambini, il loro entusiasmo e allegria, ma soprattutto nel costatare  la condivisione dei momenti con i genitori dei piccoli, che il Centro auspica sempre.
Fare il percorso nel bosco, camminare in gruppo ha rilassato tutti. Collegare bosco e magia del Natale ha avuto un effetto fantastico.
E poi ancora attività come il gioco della tombola, la raccolta delle ghiande dagli alberi di quercia e per chiudere in bellezza… Il gioco del “rubabandiera”, a strappare le ultime risate di queste liete e suggestive giornate perché: “Non siamo più pienamente vivi, più completamente noi stessi, e più profondamente assorti in qualcosa, che quando giochiamo.”