sabato 22 dicembre 2018

“Andiamo a mangiare una pizza?!” Tanto entusiasmo, ieri sera, per l’uscita conviviale della Casa Famiglia “Linus”.



Qual è quel piatto tipico italiano che mette tutti d’accordo a tavola?! La pizza. Un alimento tanto semplice quanto gustoso, conosciuto in ogni parte del mondo e disponibile in mille versioni, con tantissimi condimenti differenti. Alimento povero e nobile. Disco festoso di pasta, colorato. Ma è anche qualcosa di più di un impasto di acqua e farina. La pizza si fa, non si cucina. Nasce povera. Si fa con l’abilità delle mani. Rotonda, a tranci, a fette, a spicchi, in piedi o a tavola, fuori o a casa. Buona, al palato di grandi e piccini.
E proprio ad un’uscita per mangiare una pizza tutti insieme, in occasione delle festività natalizie, ha pensato, ieri sera,  la “Casa famiglia Linus”: operatori, minori e mamme con i bambini ospiti della struttura. La pizzeria scelta per la disponibilità e cortesia mostrata quotidianamente alla struttura Casa Famiglia “Linus”, è stata “Da Bar Maria”, presso la Lucca (Monte San Giovanni Campano).
Sempre piacevole l’idea di uscire, magari alla sera, per andare a mangiare qualcosa. A chi non mette addosso un senso di allegria? Dedicarsi un pranzo, una cena fuori rappresenta un modo di vivere che dà valore ai rapporti, al tempo dedicato all’altro, al buono e al bello delle esperienze sensoriali. La serata è stata un momento di ritrovo e di socializzazione, all’insegna della convivialità, un momento per rinsaldare i legami d’affetto. Perché a tavola ci si racconta, ci si scopre. Si mettono insieme esperienze e differenze, si trasmettono odori e sapori.

Ieri, la riunione per parlare dell’andamento aziendale nel 2018 del Consorzio Intesa. A seguire il consueto pranzo aziendale natalizio. Un momento conviviale fondamentale



In questi mesi abbiamo cercato di portarvi con noi in un viaggio virtuale, all’insegna della qualità e professionalità cui il Consorzio Intesa aspira ogni giorno nella sua offerta di servizi alla persona ed alla comunità.
Il Consorzio Intesa è fatto di persone. Il Consorzio è, però, anche un sistema, un insieme integrato di fattori diversi ma interconnessi. Ciascuno di essi deve funzionare per garantire, appunto, che anche il tutto funzioni. La metafora dell’orologio, in cui il più piccolo ingranaggio è indispensabile, ben rappresenta questo concetto.
Ieri, dopo una riunione per parlare dell’andamento aziendale nel 2018, in sede amministrativa, e lo scambio degli auguri per le imminenti festività natalizie, si è svolto il consueto pranzo aziendale cui ha partecipato tutto il personale impiegato negli uffici del Consorzio Intesa e che rappresenta il cuore pulsante dell’azienda, a partire dai dirigenti, l’ufficio amministrativo, l’ufficio gare, la segreteria, l’ufficio del personale, i referenti e i supervisori dei servizi. Il pranzo è stato un momento per uscire dalla routine dell’ufficio e ritrovarsi in un momento conviviale che avvalora e sviluppa il senso di appartenenza, nell’ottica di accrescere il rispetto e la fiducia reciproca e valori quali l’onestà, la diligenza e l’impegno di tutti. Non è poesia la necessità di ri-radicare l’economia nel contesto sociale, considerare l’eccesso di diseguaglianza dannosa al processo stesso di crescita, rimettere al centro le persone e la comunità, pensare una economia capace di produrre valore non solo meramente economico ma fatto di qualità, sostenibilità, buone relazioni, conoscenza, integrazione, efficienza e capacità. Ecco la sfida quotidiana dei principi cooperativi del Consorzio Intesa. Ecco la rivalorizzazione di una identità affatto superata. Qui si parla di futuro.

Il Consorzio Intesa presenta il Centro Diurno per Minori di Monte San Biagio. Il Centro Diurno per Minori dalle cui finestre si vedono una stazione ed i treni, simboli e metafore del viaggio ideale. Partenze ed arrivi. E dal Centro si parte per un bel viaggio.



Tanti sono i servizi che il Consorzio Intesa offre alla persona e alla comunità e che qui cerchiamo, quotidianamente, di raccontarvi. Prima di congedarci per qualche giorno, in occasione delle festività natalizie, ci teniamo a presentarvi almeno uno dei Centri Diurni per Minori gestiti dal Consorzio Intesa, quello di Monte San Biagio. Tutto il resto, ed è tanto, lo rimandiamo all'anno che verrà.
Il Centro Diurno è un servizio educativo che si rivolge ai minori in situazione di disagio, che manifestano particolari bisogni di sostegno, accoglienza e di relazione. Si inserisce in una rete territoriale di servizi rivolti al minore e si colloca principalmente nell’area di sostegno. Si colloca al fianco del nucleo familiare, coinvolgendo la famiglia nel progetto educativo, e prevede, attraverso una molteplicità di iniziative, l’attivazione di relazioni significative e maturative per il minore al fine di una ricostruzione dell’area emotivo-affettiva. Questo servizio offre interventi di cura e contemporaneamente di prevenzione al disagio con finalità educative e terapeutiche su segnalazione e progetto dei Servizi Sociali. Il Centro Diurno di Monte San Biagio accoglie minori di età compresa tra i sei e i tredici anni. La costruzione di una relazione educativa equilibrata passa attraverso tutti gli aspetti della vita quotidiana: il supporto scolastico, il gioco, le attività manuali, il dialogo e l’ascolto, il contenimento fisico e verbale. Il servizio ha preso vita lentamente ma costruttivamente, in quanto il momento iniziale ha fornito la possibilità di capire quali erano i laboratori da ideare a sostegno degli obiettivi prefissati.
E’ bellissima l’atmosfera che si respira in questa “classe” multietnica e totalmente integrata. I bambini hanno tratti, origini e colori diversi, ma tutti lo stesso enorme sorriso ed occhi brillanti. Le finestre delle aule in cui si svolgono le attività pomeridiane affacciano sulla stazione. Chissà cosa pensano i bambini quando si affacciano e vedono quei treni passare. Al treno dei desideri?! Presto per prendere quel treno. Sognare sempre. Ma ora è tempo di restare. C’è tempo. Ora è il tempo di costruire le basi per il loro futuro. Le loro brave educatrici hanno previsto per i loro pomeriggi, oltre al tempo dedicato al sostegno per lo svolgimento dei compiti didattici, un laboratorio di teatro d’animazione, un laboratorio artistico-espressivo, un laboratorio di alfabetizzazione, un laboratorio ludico-ricreativo e un laboratorio di psicomotricità. A queste attività più strutturate si affiancano anche altre attività più libere che riguardano l’ambito ludico come il gioco di ruolo, di gruppo e il karaoke.

venerdì 21 dicembre 2018

Quest’anno, non un “lavoretto natalizio” realizzato al Nido da portare a casa ma un “Libricino dei ricordi” realizzato al Nido insieme ai genitori per i bambini dell’Asilo Nido “Mariangela Furone”.



La fotografia contiene in sé tutto quello che c’è dietro un foglio di carta a colori o in bianco e nero, cose complesse ed al contempo molto semplici, equivalente al tempo di un click. Ma è proprio in quel click che la macchina fotografica compie un piccolo miracolo: la luce viene impressa sul sensore o sulla pellicola, si trasformerà in immagine e lì resterà per chissà quanto tempo. Le fotografie in genere si amano fin da bambini. I bambini sono affascinati dal riflesso della propria immagine, e il motivo principale è che questo riflesso (che può essere visto in una pozza d’acqua, in uno specchio, in una foto) è una vera e propria conferma della propria identità: “tu esisti”. Ogni bambino sente l’esigenza vitale di rispecchiarsi. Spesso mostriamo fotografie di noi agl’altri. La fotografia ci parla allora del bisogno umano per eccellenza: il riconoscimento altrui. In quasi tutte le famiglie è presente una macchina fotografica, e l’idea di conservare i ricordi di eventi importanti in un album è ormai una tradizione. In questo è consistito il laboratorio natalizio dell’Asilo Nido “Mariangela Furone” di Fonte Nuova, gestito dal Consorzio Intesa.  Le educatrici hanno chiesto ai genitori di portare in due appuntamenti, il primo ha avuto luogo il 17 dicembre con la classe dei grandi e dei piccolissimi e il secondo il 19 dicembre con la classe dei medio-piccoli e medio-grandi, quattro fotografie che rappresentassero dei momenti importanti per i bambini. Foto che permettessero ai bambini, riguardandole, di rivivere belle emozioni. Genitori e bimbi, coadiuvati dalle educatrici, hanno così creato, con cartoncini colorati, nastrini, glitter, conchiglie, materiale naturale (in stile montessoriano), un “Libricino dei ricordi” corredato da piccole frasi che raccontassero le foto.
 Terminata la composizione, ogni famiglia ha portato i libricini sotto l’albero di Natale del Nido  costruito dai bambini e addobbato con le decorazioni che i bambini hanno realizzato nel mese di novembre. L’ultimo giorno, prima del congedo per le feste natalizie, i bimbi prenderanno il dono che hanno lasciato loro i genitori.
L’intenzione del laboratorio era proprio nella voglia di lasciare ai bambini qualcosa all’insegna del vero senso del Natale: la famiglia, il calore, gli affetti. Tutto ciò che ci riporta alle origini. Lasciare loro un libricino in modo che possano dire “Sono io!” a se stessi  guardandolo e mostrandolo agli altri. Come pure dire “Sei tu!” guardando il libricino dei compagni e condividere, così, ricordi, affetti e vissuti. Il ”Libricino dei ricordi” è stato un mezzo per facilitare l’analisi del proprio mondo emozionale e del rapporto col sistema familiare di appartenenza. Il metodo è consistito nella ricerca del potenziale evocativo e simbolico suscitato dalle fotografie portate dai genitori. Un diario che, nel suo dispiegarsi e commentarsi, porta alla luce momenti cruciali dell’esistenza del bambino e della sua famiglia.
Al termine dei laboratori, c’è stata una canzoncina mimata da tutte e quattro le sezioni con i genitori e in questo caso, bisogna dirlo, “gli allievi hanno superato i maestri”. I genitori si sono allegramente improvvisati. I bambini si erano tanto esercitati durante le mattinate al nido. Grandi sorrisi.
Infine, una fetta di panettone per concludere in dolcezza e celebrare come una grande famiglia il senso del Natale come dono molto profondo, in cui le educatrici del “Mariangela Furone” credono molto.


giovedì 20 dicembre 2018

“Gli anziani”, ha detto Papa Francesco, "sono uomini e donne, padri e madri che sono stati prima di noi sulla nostra stessa strada, nella nostra stessa casa, nella nostra quotidiana battaglia per una vita degna. Sono uomini e donne dai quali abbiamo ricevuto molto”. E molto è stato dato loro, oggi, dalla visita dei familiari in occasione della festa natalizia presso la Casa Alloggio di Magliano Sabina.


Qualche giorno fa vi avevamo parlato della Casa Alloggio di Magliano Sabina gestita dal Consorzio Intesa e vi avevamo anticipato che per oggi ci sarebbe stata una festa, in occasione delle ricorrenze natalizie, per aprire le porte della Casa Alloggio ed accogliere le famiglie. Ricordiamo che la Casa Alloggio accoglie anziani autosufficienti o parzialmente autosufficienti che scelgono di vivere una vita comunitaria, usufruendo di servizi assistenziali di qualità, con personale specializzato. Ma questo non può e non deve prescindere dall’aspetto familiare. In una dichiarazione Papa Francesco ha detto: "Abbandonare gli anziani in casa di riposo è un peccato mortale". “Gli anziani, ha detto ancora il Papa, "sono uomini e donne, padri e madri che sono stati prima di noi sulla nostra stessa strada, nella nostra stessa casa, nella nostra quotidiana battaglia per una vita degna. Sono uomini e donne dai quali abbiamo ricevuto molto. L`anziano non è un alieno. L`anziano siamo noi: fra poco, fra molto, inevitabilmente comunque, anche se non ci pensiamo”.
Gli ospiti della Casa Alloggio di Magliano Sabina non sono certo tra gli anziani abbandonati, dimenticati. Di loro si ha cura, in Casa Alloggio quali sono le loro abitudini. E quando compiono gli anni, c’è una festa dedicata, con un regalo personalizzato.  Questa cura però, per quanto profonda, non può sostituire il calore dell’affetto familiare. Gli ospiti ricevono puntualmente le visite dei loro cari e in prossimità del Natale non si poteva non fare festa tutti insieme appassionatamente: gli operatori, gli ospiti della Casa, i figli, i nipoti, i fratelli, le sorelle. La famiglia. Insieme, è meglio.
Coccolati dalla compagnia dei loro parenti, gli ospiti hanno partecipato ad un conviviale rinfresco. Fatto festa. All’improvviso sono poi stati allietati dalla comparsa totalmente inaspettata di Babbo Natale che ha portato ad ognuno di loro un piccolo pensiero.  Ancora credono a Babbo Natale?! No. Solo la proiezione pura e candida dell’uomo, che dentro non è cambiata con la vecchiaia. Sorrisi che sanno coniugare logica e saggezza, tipiche dell’adulto, e l’animo leggero infantile.

REALIZZARE UNA PALLINA. ASCOLTARE UN CANTASTORIE. ABBASSARE LE LUCI… E LASCIARSI ILLUMINARE DALLA MAGIA DEL NATALE ALL’ASILO NIDO “L’APE MAIA”.



Una festa di Natale all’insegna dello stare insieme e della spensieratezza quella di ieri, 20 dicembre, all’Asilo Nido “L’Ape Maia”. Nel pomeriggio i genitori hanno raggiunto il Nido e sono stati coinvolti nei momenti previsti dalle educatrici.
Dopo un caldo benvenuto, i genitori sono stati invitati a partecipare con i loro piccoli ad una attività di laboratorio per la realizzazione “a 4 mani” di una palla per il loro albero natalizio, con palline di polistirolo, colla, pennelli, foglietti di carta e nastrini. Ma sapete qual è l’origine delle palline di Natale? C’era una volta un piccolo villaggio chiamato Goetzenbruck, nella Lorena francese. I primi alberi di Natale, nel Medioevo, venivano decorati con mele rosse perché il loro colore spiccava su un abete verde scuro. Nel XVII e XVIII secolo si aggiunsero dolci e altre leccornie. Nell’inverno 1858, però, la frutta raccolta era stata poca per via di una forte siccità, e allora addio al costume delle belle mele rosse per decorare l’albero di Natale. Un soffiatore di vetro di Goetzenbruck ebbe allora la brillante idea di soffiare delle palline di vetro per riparare all’ingiustizia della natura e non privare i bambini dell’allegria di un bell’albero di Natale.
A seguire, l’atteso appuntamento con  Davide Fischanger, IL “cantastorie” delle letture animate. Un appuntamento ci vuole. Incredibile l’empatia che Davide con la sua professionalità e bravura è riuscito a creare con soli due incontri del progetto “Letture in gioco al Nido”. I bambini lo aspettano, lo riconoscono e partecipano incantati, ogni volta di più. E’ stato lui, con la sua armonica, chitarra, i suoi libri a far calare un’atmosfera magica. Davide canta, infonde l’amore per i libri: “Prendi un libro in mano, aprilo piano, piano. Scopri le bianche pagine segrete, scopri le fitte e lunghe righe nere, scopri le figure colorate! Un libro è un’avventura di piacere. Un libro è pieno di fiabe e di storie, ti porta in volo insieme agli aquilotti. Amico prediletto, portalo nel tuo letto, lui si che ti fa vedere, come uno specchio che ti fa guardare quello che sei capace di vedere, quello che sei capace di pensare”. I ritornelli, cantati tutti insieme. A seguire la lettura animata di tre libri: il primo ha raccontato che un vero libro abbraccia sempre; il secondo che quando la mattina ci svegliamo e la nostra bocca sembra essere triste… Bisogna controllare che, invece, non sia la nostra testa ad essere all’ingiù;  il terzo una favola su “Gallo Natale e il Pulcino Paolino”.
Poi si sono abbassate le luci ed è partita la proiezione di un video, la cui produzione ha richiesto tantissimo lavoro da parte delle educatrici. Sul pannello sono scorse, sulle note di Jingle Bells e Feliz Navidad, le immagini dei bambini coinvolti nei laboratori natalizi: le palline di Natale, la realizzazione di un albero montessoriano fatto con materiali “poveri” e l’addobbo dell’albero di Topolino. Poi la recita della poesia di Natale dalle loro voci piccoline: “Quando sei nato tu, Gesù bambino, non avevi neppure un camicino. Sulla paglia ti mise la tua mamma ed un angelo cantò la ninna nanna.” La filastrocca è stata annessa al “lavoretto natalizio” (un calzino riempito dagli stessi piccoli con il riso, secondo il metodo montessoriano dei travasi, e decorato), portato a casa. A seguire la proiezione del fermo immagine di ogni singola apina di rosso vestita: Alessandro, Anaise, Andrea, Carlotta, Chiara,Edward Antonio, Emanuel, Emanuele, Erica, Francesco, Giada, Giulia, Giulia, Laila, Lorenzo, Lucrezia Maria, Marco, Nicola, Niccolò, Paolo, Riccardo, Silvia,Tommaso.
Un picccolo buffet, in attesa della comparsa di Babbo Natale! Il vecchio signore ha portato un sacco pieno di giocattoli, tutti da esplorare al nido. Ci sono stati doni anche per le educatrici, che con tutto il loro cuore ed energie si spendono per la cura di questi bambini.
A conclusione, il saluto della Dott.ssa Angela Ciardi, vicepresidente di Confcoopertaive Lazio, Presidente del Consorzio Intesa e mamma, che ha voluto ringraziare tutti, e portare un messaggio di augurio da parte del Consorzio nel senso più bello e ricco di appartenenza, dell’educazione alla vita ed ai valori.

mercoledì 19 dicembre 2018

La convivialità inizia a tavola. Ben 65 persone alla “tavola rotonda” dell’annuale cena natalizia della "Casa del Sorriso", all’insegna della gioia.


Metti una sera fredda di dicembre, metti il bisogno di calore. Metti la voglia di tanti amici di ritrovarsi e fare festa, al tepore di sorrisi e un buon pasto da condividere. Mettici una casa. Non poteva che essere la “Casa del Sorriso” ad ospitare tutto questo.
Ieri, 19 dicembre, presso la “Casa del Sorriso” di Sora, gestita dal Consorzio Intesa, si è svolta l’annuale cena per celebrare le imminenti feste natalizie che ha visto la partecipazione degli utenti e le operatrici del Centro che, con grande senso di accoglienza, hanno aperto le porte del Centro a parenti ed amici, tra cui il Dott. Maurizio Ottaviani e la Dott.ssa Federica De Santis in rappresentanza dell’AIPES –Associazione Intercomunale per Esercizio Sociale e la Dott.ssa Angela Ciardi e Silvio Reale in rappresentanza del Consorzio Intesa.
La convivialità inizia a tavola. In sala, a spiccare, il colore per eccellenza del Natale con cui sono stati addobbati i tavoli: il rosso, colore caldo, accogliente, colore del fuoco e, ovviamente, del vestito di Babbo Natale. Il rosso che rappresenta anche il colore dei re, dei papi, il rimando alla sovranità di Gesù, esprime gli aspetti della rivitalizzazione di chi dal buio si riaffaccia alla luce e alla vita, e comunica calore e intensità di sentimenti. Il rosso è anche il colore associato alle radici, tutto ciò che rappresenta stabilità, sicurezza e garanzia di sopravvivenza. Sui tavoli, piccoli segnaposto e centrotavola realizzati dagli utenti in collaborazione con le operatrici. L’ottimo pasto favorito è stato servito dal servizio mensa che quotidianamente rifornisce il Centro, così gli amici e i parenti hanno potuto apprezzare anche la qualità del servizio mensa.
A seguire, tutti in pista a scatenarsi sulle note della musica. Ad aprire il momento “danzante” sono stati i ragazzi del Centro travolti dall’euforia.
Infine, la consegna a parenti ed amici del giornalino cartaceo realizzato sulle attività svolte dal Centro che uscirà con cadenza trimestrale e un momento di raccoglimento per la proiezione del video realizzato dall’AIPES #SiPuòFare  in occasione del Premio “Aziendabile”,  riportato in un servizio giornalistico anche da ITR radiotv, e l’intervento del Dott. Maurizio Ottaviani e la Dott.ssa Federica De Santis a conferma che L’AIPES c’è e che tanto è stato fatto ma tanto si vuole ancora fare.
Certo c’è anche un binomio tra natale e nostalgia. Nostalgia intesa come mancanza: mancanza di condivisione, di gioia, di denaro e, più di tutto, mancanza di qualcuno. Diversi utenti hanno espresso questo senso di malinconia per qualcuno che non c'è più, qualcuno a cui dedicare un pensiero, a volte una lacrima, altre volte un sorriso e per loro il Natale non è più lo stesso da quando quella persona "è andata via".“ E quella festosità tipica dei giorni natalizi sembra spegnersi al contrario di tutte quelle luci che tradizionalmente illuminano il Natale. Stare insieme è il modo migliore per non sentirsi soli, anche se qualcuno di importante non c’è più. Rimangono gli altri e tutto si riequilibra (o almeno così dovrebbe essere). Rimangono gli altri. Anche questo è stato il senso della festa di Natale della “Casa Del Sorriso”.